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Desyrée Amato, la madre e la sorella uccise dall’ex fidanzato: «Ma in tribunale hanno messo in dubbio le mie parole»

24 Novembre 2025 - 12:32 Ugo Milano
desyrée amato
desyrée amato
Un mese fa la condanna al killer Christian Sodano. Ora è la ragazza a raccontare come ha vissuto il processo

«Mi sono fatta forza per questa giornata simbolica, mi sono detta che ricordare è importante. Si dice sempre, ad ogni donna uccisa, che deve essere l’ultima: ma poi non è mai così e quindi non possiamo far altro che ricordare. La verità è che il problema non siamo noi». Alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne e a un mese dalla condanna all’ergastolo per l’ex Christian Sodano che le ha ucciso madre e sorella, Desyrée Amato ha raccontato al Corriere della Sera la sua vita di sopravvissuta, ma anche la fatica di ricominciare dopo aver perso due delle persone a lei più care in modo così violento.

La rottura con Sodano

Per Desyrée Amato il finanziere Christian Sodano era «un ragazzo con cui avevo una storia, come altri ce n’erano stati», ma per lui lei era altro: «un oggetto, una cosa sua, una da controllare e con il futuro assieme già scritto». Per questo motivo dopo pochi mesi di frequentazione, la ragazza si era allontanata: «Cercai di dirglielo con gentilezza, gli spiegai “per ora è così”. Era una persona anche lui, volevo essere gentile sebbene fosse causa del mio malessere». Ma il maresciallo 27enne, che già tracciava i suoi spostamenti, aveva risposto con la pistola in pugno. Agli inquirenti aveva raccontato che intendeva suicidarsi e che non sapeva perché avesse ucciso le due donne.

L’umiliazione in tribunale

Di sua madre Nicoletta Zomparelli, 46 anni, e sua sorella Renée di 19, Desyrée Amato preferisce non parlare. Racconta invece la rabbia provata al processo, dove sente di aver subito un trattamento «molto irrispettoso». «Un avvocato della difesa – spiega – ha chiesto di levarlo, il separé, perché non riusciva a vedermi bene anche se venivo ripresa sullo schermo interno. In realtà voleva mettermi in difficoltà facendomi stare di fronte a Sodano». A questo si sono aggiunte le domande «che sembravano voler dare a me la colpa di tutto, hanno messo in dubbio le mie parole pur essendo l’unica che poteva raccontare. Addirittura un consulente medico ha sottolineato che Sodano era sano di mente e la sua era quindi una reazione ai miei comportamenti. Volevano mettermi a disagio ma non ci sono riusciti». 

Desyrée Amato: «La mia paura più grande era restare sola»

Il processo si è concluso con l’ergastolo per Sodano. La sentenza le ha dato «sollievo», ma la sua ricerca di giustizia non è ancora finita. Vista l’arma, il luogo del delitto, le minacce e in generale la condotta tenuta dall’uomo, gli avvocati di Desyrée, Marco e Chiara Fagioli, proporranno appello perché venga riconosciuta la premeditazione. Intanto, la ragazza cerca di riprendere una vita normale. «La mia paura più grande era restare sola», spiega. «Temevo che le persone mi allontanassero, che non mi volessero più con loro per ansia. Invece ho avuto tanta vicinanza e solidarietà. C’è mio padre, ci sono le amiche. Piangersi addosso non serve a niente, voglio solo che Sodano resti lì dov’è ora».

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