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Candidati giovani, piattaforme di partecipazione: ecco la ricetta anti-astensione degli under 35 secondo gli esperti

25 Novembre 2025 - 23:27 Sofia Spagnoli
Voto Fuorisede referendum
Voto Fuorisede referendum
I consigli di Valeria Torta, responsabile per gli Affari istituzionali dell’Associazione 20 e 30, dopo la vittoria del «partito del non voto» alle Regionali

Finisce pari, dunque, la sfida delle elezioni regionali, in questa tornata che ci ha accompagnato durante l’autunno. Ma c’è un “partito” che ha vinto a mani basse in tutte le regioni: il partito degli astensionisti. Anche negli ultimi tre appuntamenti di domenica e lunedì si è registrato un calo generalizzato dell’affluenza rispetto alle regionali del 2020. In Campania i votanti si sono fermati al 44,04%, in Puglia al 41,86% e in Veneto al 44,56%. Nessuna regione è riuscita a raggiungere il 50%.

Una tendenza simile a quella degli altri appuntamenti elettorali degli scorsi mesi, come già accadde alle elezioni europee del 2024, quando l’affluenza si fermò al 49,69%. «Noi ci chiediamo: come possiamo fare la nostra piccola parte? Anche cercando di convincere lo 0,01% degli elettori?». A parlare è Valeria Torta, responsabile per gli Affari istituzionali dell’Associazione 20e30, che lo scorso anno, in vista delle Europee, aveva creato il “partito degli astensionisti”. E per l’associazione sono tre i punti da cui ripartire per provare a invertire questo trend.

Calo stabile al -15% tra i giovani under 35

Intanto, pur premettendo che bisogna ancora avere un po’ di pazienza prima di poter disporre dei sondaggi e dei dati aggiornati sull’astensionismo nella fascia under 35, che vengono pubblicati sempre qualche giorno dopo le elezioni, Torta segnala di aspettarsi un calo del 15% della partecipazione tra i giovani, un dato ormai stabile da diversi appuntamenti elettorali.

Perchè i giovani non vanno a votare?

Ma cosa tiene lontani i giovani dalle urne? A rivelarlo sono loro stessi, attraverso i confronti diretti con l’associazione, poi raccolti nel manifesto del “partito degli astensionisti”. Secondo i ragazzi, i politici propongono riforme per ottenere consenso, non per costruire il futuro, e si ricordano dei cittadini solo durante le campagne elettorali. Inoltre, denunciano come la politica spesso «riduca il confronto a slogan, scelga i candidati in base ai propri interessi, ignori le promesse elettorali e prometta miglioramenti nella vita dei cittadini senza cambiare nulla».

Rappresentatività: più consiglieri under 35 nelle liste

Dunque, come invertire la tendenza? Per Torta i punti su cui lavorare sono tre: rappresentatività, temi e allenamento alla decisione. Partiamo dal primo: «La cosa più tangibile, e su cui manteniamo confronti continui con i partiti, è la presenza di giovani under 35 nelle liste elettorali – spiega la responsabile di 20e30 – Non per completare la lista in fondo, ma in posizioni di visibilità, con reali possibilità di rappresentanza». In questo senso, in Veneto c’è stato un esempio virtuoso: è stato eletto presidente di Regione un 33enne, Alberto Stefani, ma, sottolinea Torta, «nonostante questo volto giovane, il dato sull’astensionismo tra i giovani è rimasto consistente». Questo spiega perché «è fondamentale lavorare sulla presenza dei giovani under 35 all’interno dell’intera macchina elettorale, in particolare tra i consiglieri, che sono quelli operativi e possono davvero aumentare la partecipazione».

Temi concreti, più spazio di discussione

Ma non si tratta solo di dare un’immagine giovane alla politica: è fondamentale intervenire anche sulla struttura e sui contenuti concreti che vengono proposti. «Le tavole tematiche sarebbero utili, certo – spiega Torta – ma spesso vengono organizzate solo pochi mesi prima degli appuntamenti elettorali, quando ormai il dibattito pubblico è già impostato e i giovani hanno poco tempo per contribuire davvero». Servirebbe, invece un «coinvolgimento costante, con spazi di confronto e discussione aperti tutto l’anno».

Piattaforme comunali di consultazione pubblica

E infine, bisogna riabituare i giovani all’azione di voto. «Partendo dal livello locale – spiega Torta – si può coinvolgere direttamente i ragazzi attraverso piattaforme di consultazione pubblica che permettano di esprimersi su decisioni concrete. In questo modo vengono interpellati con continuità e vedono l’impatto del proprio voto». Un percorso «pedagogico» che li aiuta a sentirsi parte attiva della comunità.
A questo livello di coinvolgimento si collega anche la Valutazione di impatto generazionale (Vig), recentemente introdotta nel Ddl semplificazione normativa. «Se utilizzata bene – aggiunge Torta – può diventare un’occasione per includere davvero i giovani nelle scelte pubbliche».

L’astensionismo per qualcuno è vantaggioso

C’è poi un tema più strutturale, che rende ancora più difficile invertire la tendenza: l’astensionismo non produce gli stessi effetti per tutti gli attori politici. «In alcuni casi – spiega Torta – una bassa affluenza finisce per consolidare il peso dell’elettorato già fidelizzato e più propenso al voto. Questo è un meccanismo noto, non legato a un singolo partito, ma al funzionamento del sistema». Proprio per questo, aggiunge, «serve uno sforzo condiviso da parte di tutte le forze politiche per considerare il contrasto all’astensionismo come una priorità comune, e non come un terreno di convenienza contingente». Secondo 20e30, il rilancio della partecipazione «non può che partire dal basso, dai cittadini, dai territori»

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