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L’analisi del voto delle elezioni regionali: «Ora rischio pareggio alle politiche»

26 Novembre 2025 - 05:10 Alessandro D’Amato
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I flussi dicono che molti di centrodestra hanno preferito il candidato del centrosinistra. E oggi i collegi uninominali sono a rischio. Per questo il governo vuole cambiare la legge elettorale

«Il governo Meloni non è stato battuto» alle elezioni regionali. Anzi, «il centrodestra continua ad avere buone possibilità di rivincere alle elezioni politiche». Ma adesso la partita è aperta. L’analisi dell’Istituto Cattaneo sui flussi elettorali in Campania, Veneto e Puglia spiega che i candidati comuni al Sud riaprono la competizione a livello nazionale. Con il rischio pareggio, o maggioranza risicata, dietro l’angolo. Secondo l’analisi centrodestra e centrosinistra con M5s sarebbero testa a testa nel proporzionale. E quindi il risultato finale sarebbe determinato dai seggi ottenuti nei collegi uninominali. Sempre se si votasse con il Rosatellum.

Centrodestra e centrosinistra

Nel 2022 il centrodestra ha stravinto nei collegi contro i tre che si presentavano: M5s e Terzo Polo più centrosinistra. 98 seggi in più. Adesso ne vincerebbe appena 34. Con possibilità di cali in Sicilia, Sardegna e Calabria. O addirittura di risultati ribaltati. L’interrogativo, spiega Salvatore Vassallo, è «se sia preferibile un esito potenzialmente indeterminato, con la formazione di governi sostenuti da un’esile maggioranza o addirittura da intese tra partiti di entrambe le coalizioni». Oppure un sistema come quello delle Regionali, che ha consentito vittorie nette anche nell’equilibrio tra le coalizioni.

L’Italia divisa alle elezioni regionali

La mappa del voto restituisce un’Italia divisa: «Con il Nord e il Centro al centrodestra; la zona rossa (Toscana ed Emilia-Romagna) e le grandi regioni del Sud al centrosinistra; con Sicilia, Calabria e Sardegna come “campo di battaglia”». E ancora: secondo il Consorzio Opinio Italia, circa il 30% degli elettori che alle Europee votarono per il centrodestra in Puglia ha ora scelto Antonio Decaro. In Campania, la percentuale si ferma appena sotto il 20%. Nelle due regioni il Pd è primo partito. In Veneto Luca Zaia è mister 200 mila preferenze. Scalzando Alfredo Vito che con la Dc ne prese 121 mila in Campania 40 anni fa. Nella regione il M5s ottiene il 9,9%, miglior risultato. Il peggiore è in Veneto: 2,2%.

Da destra a sinistra

Il travaso dei voti è decisivo nella decisione sul vincitore. Un caso interessante è la Campania. Dopo Vincenzo De Luca è arrivato Fico, mentre Edmondo Cirielli è stato votato, oltre che dal bacino di centrodestra, anche dal 7% di chi alle europee preferì il Pd e dal 3% di chi nella stessa occasione scelse il Movimento. Ma circa il 20% di coloro che nel 2020 votarono un partito tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega ora ha optato per Fico. Quindi, spiega al Corriere Antonio Noto, «in Campania si è registrato un significativo travaso di voti da una parte e dall’altra. Il presidente uscente di centrosinistra non ha mantenuto i propri voti e li ha ceduti al centrodestra, ma nello stesso tempo il centrodestra ha perso moltissimi elettori».

La Campania

Sempre in Campania il 19% degli elettori di FdI ora ha votato il campo largo alle regionali. E anche il 22% di chi votò Forza Italia alle europee ha scelto il candidato del centrosinistra. I voti sono arrivati anche dalla Lega: 16%. «Fico era definito estremista e invece ha sottratto voti al centrodestra. E quello che è vero per la Campania è ancora più vero per la Puglia», conclude Noto.

In Puglia il 31% di chi scelse Fratelli d’Italia alle europee ora ha votato Decaro alle elezioni regionali, così anche il 30% di chi optò per Forza Italia e il 28% di chi votò Lega. «E questo spiega il motivo per cui Decaro ha ottenuto un ottimo risultato nell’urna. Decaro ha avuto molto più della somma dell’ex governatore Michele Emiliano e di Antonella Laricchia che era la candidata M5S, quindi è chiaro che ha preso voti anche dall’elettore di centrodestra. L’astensione ha colpito entrambi gli schieramenti allo stesso modo», conclude il sondaggista.

Le simulazioni di Youtrend

E che un campo largo compatto possa mettere in difficoltà il centrodestra lo fanno notare anche le simulazioni di Youtrend, di cui parla oggi Repubblica. Secondo l’istituto di ricerca guidato da Lorenzo Pregliasco, tra i 20 collegi uninominali non vinti dal campo largo nel 2022 ce ne sono sei in cui Pd, M5S, Avs e Iv uniti sono favoriti, di cui quattro in Campania e Puglia. A questi se ne aggiungono dodici contendibili, di cui quattro sempre in Campania e Puglia. Alla luce dei 120 senatori eletti dal centrodestra su 200, più i senatori a vita, questi diciotto collegi «potrebbero determinare la differenza tra un’altra vittoria netta nel 2027 della coalizione guidata da Giorgia Meloni e una situazione in cui nessuna coalizione otterrebbe la maggioranza a palazzo Madama, con conseguente rischio di ingovernabilità».

La legge elettorale

Proprio per questo il centrodestra vuole modificare la legge elettorale con un premio di maggioranza per la coalizione che vince e arriva al 40%. E l’abolizione dei collegi. Il nodo rimane il nome del candidato premier da indicare o meno sulla scheda. Forza Italia, ribadisce il portavoce azzurro Raffaele Nevi, «è affezionata al metodo attuale e cioè chi prende più voti va a fare il presidente del Consiglio». Il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, spiega che si vuole cambiare la legge elettorale «per mantenere il potere». Perché, non ha dubbi il leader di Iv Matteo Renzi, «con quella attuale perde».