Licenziata dal Canottieri Roma, il confronto negato e i problemi del figlio. Parla a Open la dipendente cacciata: «Il “tu” a una socia? Solo un pretesto»

Dopo la versione del presidente del Circolo Canottieri Roma, Paolo Vitale, arriva quella della donna al centro della vicenda, l’addetta alle pulizie licenziata a luglio dopo 24 anni di servizio. In un’intervista a Open, la donna respinge una a una le contestazioni mosse dal circolo e racconta per la prima volta come si siano svolti secondo lei i fatti: «Non voglio passare per quella che è stata licenziata per una cosa che non ho mai fatto. Essere aggressiva con una donna incinta poi, non esiste». La vicenda, che risale a luglio di quest’anno, si è trasformata in un caso giudiziario e dovrà essere sbrogliata tra le aule di un tribunale. sarà infatti il giudice del lavoro, con una prima udienza a gennaio, a stabilire chi ha torto e chi ha ragione.
La versione della donna: «Le ho sempre dato del “lei”»
Il suo racconto parte da quella socia incinta che, secondo il circolo, sarebbe stata trattata con toni arroganti e destinataria di un asciugamano lanciato «con fare dispregiativo». La versione della dipendente è diversa: «Io con la signora ho parlato la mattina verso le 10, era la prima volta che ci vedevamo. Le ho chiesto se fosse incinta e lei mi ha detto di sì. Io le ho detto: “Anche io sto diventando nonna”. Poi, sempre dando del “lei”, le ho fatto tantissimi auguri e basta». Un incontro cordiale, sostiene, senza alcuna tensione e molto lontano dalla scena descritta dal presidente del circolo Vitale.
«La questione dell’asciugamano riguarda un’altra socia»
La donna spiega inoltre che l’episodio dell’asciugamano contestato non riguarderebbe nemmeno la stessa persona: «La questione dell’asciugamano riguarda un’altra socia, non è la stessa persona. Nel pomeriggio un’altra signora mi ha chiesto se poteva avere un telo e io gliel’ho dato. Le ho chiesto se fosse iscritta solo perché le dovevo addebitare l’asciugamano, che costa un’euro e cinquanta. Sempre dandole del “lei”». Poi è categorica: «Io non mi sono mai e poi mai permessa di tirare un asciugamano a nessuno. Tantomeno di sottrarre il lettino al marito della signora». A sostegno della sua versione, aggiunge di non essere stata la sola a dirlo: «Ci sono anche due testimoni, soci a loro volta, che hanno parlato con il dottor Vitale. Gli hanno detto che io non ho fatto nessun gesto. Però lui non ha voluto sentir ragioni».
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La mail e il confronto negato
La dipendente racconta anche di aver chiesto di visionare la mail della socia che, a dire dei vertici del circolo, ha originato la contestazione. Ma senza successo: «Io ho fatto richiesta formale, tramite Pec, di vedere la mail della signora, ma non mi è stato permesso. Così, per averla, ho dovuto citare il club in tribunale. Altrimenti avrei querelato la signora e basta. Ho anche chiesto di avere un confronto con lei. Mi è stato risposto che “non si fanno i confronti all’americana”». Poi allarga lo sguardo oltre il singolo episodio: «La verità è che io sono molto schietta, è questo che dà fastidio di me. La verità è che, siccome ci siamo antipatici a vicenda, io e il presidente, lui ha trovato un pretesto per mandarmi via».
I ritardi e i problemi familiari
Il presidente Vitale ha parlato di ritardi e richiami precedenti. La donna ammette le sue colpe ma spiega: «Anche in segreteria fanno i ritardi, ma a loro non è mai arrivata una lettera, mai. Loro sapevano anche i miei problemi a casa. Mio figlio ha un disturbo oppositivo provocatorio. E alcune volte mandarlo a scuola era veramente difficile: o non si svegliava, o non gli andava, o non voleva vestirsi. Quando, dati i miei ritardi, mi è stato chiesto quale fosse il problema, io l’ho specificato, ma non mi sono venuti incontro». Poi sottolinea che i richiami sarebbero iniziati solo con la nuova gestione: «Io sono al circolo dal 2001, da 24 anni, e non ho preso mai una lettera di richiamo. Da quando è arrivato il dottor Vitale, 4 anni fa, ho preso lettere di richiamo a raffica». E non sarebbe la sola in famiglia ad aver vissuto problemi sul posto di lavoro: «Anche mio marito lavora al circolo. Era in portineria, poi magicamente, dopo 35 anni, è stato demansionato ed è stato spostato allo spogliatoio».
L’offerta economica (ridicola)
Sul tavolo, spiega a Open, c’era stata un’offerta economica per chiudere la vertenza: «È vero che mi è stata fatta un’offerta dal circolo, ma era bassissima. Io non ho accettato, ma non è vero che ho fatto una controfferta spropositata, anche perché accettare significava confermare ciò di cui sono accusata». E se il tribunale dovesse darle ragione e disporre il reintegro «non ci sarebbe più lo spirito di una volta, ormai si è deteriorato un po’. Però io ho altri dieci anni di mutuo da pagare». E inevitabilmente un pensiero va al marito, che ancora lavora al circolo: «Se siamo preoccupati? Io sinceramente sì, un po’ sì».
