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Mario Draghi ai giovani: «Dovete pretendere di più da Italia ed Europa». Il boom economico possibile con l’AI e l’Ue inceppata – Il video

01 Dicembre 2025 - 14:17 Giovanni Ruggiero
L'ex premier è intervenuto all'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Milano. Gli avvertimenti sui rischi per l'economia europea senza investimenti tecnologici e l'appello ai giovani «che cambieranno la politica»

Mario Draghi prova a spronare i giovani europei, perché pretendano di avere «le stesse condizioni che permettono ai loro coetanei di aver successo in altre parti del mondo». Nel discorso all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano, l’ex premier ha lanciato un appello diretto: combattere «gli interessi costituiti che si oppongono» al cambiamento. Secondo Draghi, i successi dei giovani «cambieranno la politica più di qualunque discorso o rapporto e costringeranno regole e istituzioni a cambiare». Non serve che tutti restino in Italia, ha aggiunto, «poiché la tecnologia è globale e il talento va dove ha le migliori opportunità», ma devono essere «invitati a non rinunciare a costruire qui».

La tecnologia come unico motore di crescita

«Per oltre due secoli il miglioramento del tenore di vita è stato alimentato da progressive ondate di progresso tecnologico», ha ricordato Draghi. Oggi le economie avanzate non possono più basarsi solo su lavoro e capitale per prosperare, rendendo le tecnologie «ancora più centrali». Senza innovazione tecnologica, il rischio per l’Europa è concreto: «Un futuro di stagnazione, con tutte le sue conseguenze». L’ex presidente della Bce ha messo in guardia dal divario che separa il continente da altre aree del mondo nell’adozione delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale.

L’Europa inceppata nelle normative

È proprio sulla regolamentazione che Draghi è tornato a criticare la lentezza dell’Ue: «L’Europa si è inceppata». Il problema, ha spiegato, è la mancanza di adattabilità: «Una politica efficace in condizioni di incertezza richiede di rivedere le ipotesi e adeguare rapidamente le regole man mano che emergono evidenze concrete sui rischi e i benefici». Invece, secondo l’Ansa, «abbiamo trattato valutazioni iniziali e provvisorie come se fossero dottrina consolidata, inserendole in leggi estremamente difficili da modificare». Le nuove tecnologie e l’AI «non salveranno le società da tutti i loro guasti ma possono sicuramente migliorare lo stato di salute», a patto che le scelte politiche siano quelle giuste.

Il boom economico possibile con l’AI

Se l’Europa riuscisse a investire massicciamente sull’intelligenza artificiale, le prospettive potrebbero cambiare radicalmente. L’applicazione di queste tecnologie «potrebbe innalzare in modo significativo la crescita delle economie avanzate»: Draghi ha citato dati concreti, spiegando che «se si muovesse sulla stessa linea dello precedente sviluppo del digitale negli Stati Uniti, potrebbe esserci una spinta di poco meno dello 0,8% annuo». Se lo sviluppo seguisse invece i livelli dell’elettrificazione degli anni Venti del secolo scorso, la crescita potrebbe essere superiore all’1% annuo. Si tratterebbe dell’«accelerazione più significativa che l’Europa ha visto da decenni», ha sottolineato l’ex premier.

L’AI contro le disuguaglianze quotidiane

Draghi ha portato l’attenzione su un aspetto spesso trascurato: quanto l’intelligenza artificiale possa «aiutare a ridurre alcune delle disuguaglianze che più incidono sulla vita quotidiana delle persone». L’esempio concreto riguarda la sanità: citando studi statunitensi, l’ex presidente della Bce ha spiegato che «strumenti di triage e gestione dei flussi» basati sull’AI «hanno ridotto i tempi di attesa in pronto soccorso di circa il 50%». Un dato che dimostra come la tecnologia possa avere ricadute immediate sul benessere dei cittadini, ben oltre le questioni macro-economiche.

Crescita necessaria, soprattutto per chi ha debito

Draghi ha smontato quella che ha definito un’«illusione seducente»: l’idea che la crescita economica sia meno essenziale una volta raggiunto un alto livello di sviluppo. «Questo non è vero in generale e in particolare per i Paesi che si trascinano un alto livello di debito», ha affermato. Ciò che conta per la sostenibilità del debito «è la dimensione complessiva dell’economia». Se l’economia smette di crescere mentre gli interessi continuano a maturare, «il rapporto tra debito e prodotto aumenterà fino a diventare insostenibile». A quel punto, ha avvertito l’ex premier, i governi saranno «costretti a scelte dolorose tra le loro ambizioni fondamentali, tra pensioni e difesa, tra preservare il modello sociale e finanziare la transizione verde».

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