La Consulta: «Uno schiaffo a un poliziotto? Può essere un’offesa non grave»

Dare uno schiaffo a un poliziotto può essere un’offesa non grave. O comunque «particolarmente tenue». Lo ha deciso la Corte Costituzionale in relazione al caso di una donna accusata di resistenza aggravata a pubblico ufficiale a Firenze. Proprio perché nella circostanza aveva dato una sberla a un agente. Secondo il giudice di primo grado si trattava di un «gesto occasionale di violenza irrisoria». La Consulta, racconta oggi Il Messaggero, ha accolto il ricorso presentato dalla prima sezione penale del Tribunale di Firenze in composizione monocratica.
Schiaffi alla polizia
Secondo i sindacati di polizia si tratta di un precedente che potrebbe delegittimare l’operato di poliziotti, carabinieri, finanzieri e alimentare un clima di impunità. Soprattutto perché, persino «in danno di animali», non può essere riconosciuta la tenuità dell’offesa se si ha agito «per motivi abietti o futili, o con crudeltà». La storia è datata ottobre 2019, durante una manifestazione politica (probabilmente la Leopolda di Matteo Renzi, che all’epoca tenne a battesimo Italia Viva). Alla militante era stato impedito di entrare nel padiglione dove si svolgeva la kermesse perché era stata «già raggiunto la capienza massima». A.M. a quel punto aveva toccato più volte con un dito il torace di un agente della polizia di Stato, «infine colpendolo con uno schiaffo al volto».
Il tribunale
Per il Tribunale di Firenze la donna, incensurata, «di corporatura minuta» e affetta da «patologia oncologica», ha agito con forza evidentemente modesta, «non per turbare il regolare svolgimento della manifestazione in corso, bensì al fine di partecipare alla stessa». Il magistrato avrebbe quindi voluto invocare la causa di non punibilità dell’imputata «per particolare tenuità del fatto». Ma il terzo comma dell’articolo 131 bis del codice penale la esclude per reati come resistenza, violenza o minaccia a pubblico ufficiale.
Ti potrebbe interessare
- La procura di Milano chiede l’intervento della Corte costituzionale su Milano-Cortina: «Sblocchi le indagini sugli appalti»
- La Corte costituzionale boccia il decreto di Salvini che limita i servizi di Ncc per tutelare i taxi: «Non spetta allo Stato imporre vincoli»
- Giulio Regeni, sospeso il processo a carico degli 007 egiziani: gli atti passano alla Corte Costituzionale
Il ricorso alla Consulta
Da qui il ricorso alla Consulta con ordinanza del 24 maggio 2024. Secondo il giudice veniva violato l’articolo 3 della Costituzione. Perché ci sono altri reati che, «pur di uguale o maggiore gravità» rispetto a quelli di resistenza, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, consentono di applicare «l’esimente di particolare tenuità del fatto». Per la Consulta l’obiezione «è fondata». «È manifestamente irragionevole», spiega la Corte, che la causa di non punibilità sia ammessa per un reato più grave come quello di violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario». Ma non per la resistenza.
