«Mio padre minaccia di uccidere me e mia mamma e ci perseguita con uomini armati davanti casa», il caso nel Vicentino

«Io e mia mamma minacciate di morte, per mesi, da mio papà». È la denuncia di Beatrice, una ragazza di 24 anni italiana ma originaria dello Sri Lanka che, insieme alla madre da due anni vive nel terrore. L’uomo, oggi indagato per maltrattamenti, avrebbe pagato terze persone per seguirle, insultarle e controllarne gli spostamenti. «Quest’estate una persona si aggirava davanti al cancello con una pistola in tasca», racconta la giovane al Gazzettino. Le telecamere di casa in Sri Lanka hanno documentato appostamenti armati e movimenti sospetti fino a notte fonda.
Le minacce di morte
Le violenze, però, partono da lontano. In Italia, nel Vicentino, le prime denunce risalgono al maggio e giugno 2023. «Alle volte arriva anche a minacciarmi di uccidermi, rivolgendo la stessa minaccia anche a mia figlia», aveva messo a verbale la madre. E ancora: «Se andate dai carabinieri io vi uccido, uccido tutta la tua famiglia». Dopo quelle segnalazioni madre e figlia sono state costrette a lasciare la casa in affitto, di cui l’uomo ha poi cambiato la serratura. Per mesi hanno vissuto ospiti in sistemazioni precarie mentre lui restava nell’abitazione. Nel 2024 la procura ha chiesto l’archiviazione, ma la notifica è arrivata solo quando le due erano all’estero.
Perseguitate anche in Sri Lanka
Durante la permanenza in Sri Lanka, dove le due si erano trasferite per permettere alla madre di affrontare un delicato intervento chirurgico previsto per febbraio 2025, la tensione è tornata a salire. Fin dai primi giorni Beatrice racconta di aver notato presenze sospette davanti alla loro abitazione, uomini che stazionavano per ore davanti al cancello, cercavano di osservare all’interno e tornavano più volte a perlustrare la zona. Poco dopo sono iniziate le chiamate sul cellulare della giovane: «Quel numero lo conosceva solo mio papà e gli ospedali, non so come sia riuscito a ottenerlo», riferisce. «Dopo gli appostamenti, ho iniziato a ricevere queste chiamate, sempre da profili WhatsApp con immagini inquietanti, come armi e coltelli». A quel punto Beatrice, consapevole che il padre in Sri Lanka fa parte di un’organizzazione criminale, si è rivolta al Consolato italiano a Colombo e da lì è scattata anche la protezione delle autorità locali. Le telecamere di sorveglianza hanno poi documentato episodi ancora più gravi: il 25 agosto un uomo fermo davanti al loro cancello con una pistola nella tasca, l’8 ottobre un’auto in sosta a mezzanotte con un uomo che scruta l’interno dell’abitazione.
Il rientro in Italia: «Abbandonate dalle istituzioni»
Rientrate definitivamente in Italia a fine ottobre, le due donne hanno presentato nuove istanze urgenti alla Procura chiedendo tutela e il rientro nell’alloggio. «Ci sentiamo abbandonate da tutte le istituzioni competenti», hanno scritto nell’ultima istanza.
