L’offerta di Al Bano alla famiglia nel bosco: «Una casa e un lavoro per Nathan e Catherine»

La famiglia del bosco dovrà ancora attendere per il ricongiungimento. La curatrice dei minori Marika Bolognese ha detto che è necessario un tempo congruo prima di prendere una decisione. I giudici hanno ricevuto relazioni positive circa socialità e comportamenti dei tre. E questa settimana potrebbe arrivare la decisione. Intanto il cantante Al Bano fa un’offerta pubblica al Corriere della Sera: «Ora metto loro a disposizione una casa. E, se mi contatteranno, anche un lavoro perché non si voltano le spalle all’umanità».
La famiglia nel bosco e il tribunale dei minori
Il prossimo 16 dicembre saranno i giudici della Corte d’Appello dell’Aquila a stabilire la fondatezza del ricorso di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. Il vero problema individuato dal collegio presieduto da Cecilia Angrisano è quello della socializzazione dei tre minori. Che non hanno mai frequentato una scuola e che sono confinati all’apprendimento domestico (unschooling: certificato). Altra decisione attesa a partire da martedì è quella di un’ispezione disposta dal ministro Carlo Nordio nei confronti del Tribunale. Intanto interviene Al Bano: «Quanto capisco la famiglia che vive nel bosco, avevo fatto la stessa scelta per me, Romina e i nostri figli».
La casa vicino al bosco di Al Bano
Il cantante dice di essere così vicino alla famiglia perché «ho vissuto anch’io in una casa vicino al bosco, lontana dal centro abitato e a prova di comodità. E, quando ho sentito la loro storia, sono rimasto impressionato. La mia è stata una scelta. Non volevo che i miei figli vivessero nel caos e nell’inquinamento. Mi sposai con Romina il 26 luglio del 1970; cominciai a far costruire la nostra casa a settembre. Alla fine dell’anno successivo, ci vivevamo. Sempre compatibilmente con il mio lavoro che mi ha sempre portato a viaggiare». Non aveva servizi: «L’acqua la sto ancora aspettando. Usiamo quella che proviene dai pozzi artesiani. Per avere l’elettricità, nel 1970, dovetti pagare 20 milioni di vecchie lire all’Enel».
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La famiglia
Al Bano rivela che non tornò dai genitori perché «Papà era contro di me. Lui, che per tutta la vita aveva lavorato in campagna, non accettava la mia decisione di vivere in una masseria». E aggiunge: «Fino a quando avevo 17 anni ho vissuto in una casa con il bagno esterno. In molte abitazioni era fuori, vicino alla cucina».
Ma i figli andavano a scuola, frequentando quella americana. «Nella mia tenuta ci sono parecchi appartamenti. Sono vicino al bosco, ci sono gli animali. Invito loro a venire e vedere. Gli offro casa a titolo gratuito e senza limiti di tempo. Loro sanno quello che stanno facendo e io pure. Mi stanno cercando gli autori di tanti programmi televisivi, ma io non voglio dire altro perché c’è chi potrebbe pensare che voglia farmi pubblicità. Seguo solo il mio istinto. Sono convinto che quei genitori siano brave persone e che siano stati maltrattati per una scelta di vita controcorrente, alla Robinson Crusoe. E poi, abbiamo visto tutti le immagini dei loro bambini felici».
Il lavoro
Infine, l’offerta di lavoro: «Me lo dicano loro. Le loro facce mi ispirano fiducia. E li capisco in pieno. Li aspetto». Lei è sempre stato orgoglioso delle sue origini contadine. «Certo e sono felice per le piccole battaglie fatte. Che non sono nulla di eccezionale. Faccio solo quello che sento sia giusto».
