«Così la fedelissima di Trump vuole farmi deportare per tenersi mio figlio»

«Il giorno del mio arresto, Michael e suo padre Bob erano tra i pochi a sapere dove ero». A parlare è la cittadina brasiliana Bruna Ferreira, madre del nipote di Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca e fedelissima di Donald Trump. Il 12 novembre scorso Bruna stava portando il figlio a scuola, quando gli agenti dell’Ice l’hanno arrestata. È stata trasportata «come bestiame» in Vermont, Philadelphia, Texas, e infine in Louisiana. Quando si è saputo che era la madre del nipote di Karoline, l’amministrazione l’ha dipinta come una criminale. E il suo sospetto è che il padre di suo figlio, con la complicità della sorella, abbia avvertito gli agenti dell’immigrazione.
Karoline Leavitt e Bruna Ferreira
La storia comincia quando Ferreira, immigrata brasiliana dal 1998 (età: sei anni) negli Usa, incontra in discoteca Michael Leavitt, fratello di Karoline. Lei è stata illegale per un certo periodo, poi nel 2012 ha approfittato del Daca, che proteggeva dalla deportazione chi era entrato negli Usa da bambino. Ha vissuto per vent’anni in Massachussetts. Nel 2014 partorisce il figlio di Michael e Karoline fa la madrina al battesimo. Poi il rapporto si rompe e Leavitt le fa causa chiedendo la custodia del bambino. Entrambi si denunciano a vicenda per maltrattamenti. Il giudice Polly Hall ordina la custodia condivisa. Nel 2021 la coppia trova un accordo: il figlio sta con il padre durante la settimana e con la madre nei week end.
La famiglia Leavitt
Bruna Ferreira viene anche indagata per aver trascurato il bambino. Vive in una casa malandata a Cohasset con cibo marcio in frigo. La madre Selva Valeriano va a prendere una volta il nipote perché temeva che stesse male con la mamma. Michael finisce incriminato due volte in New Hampshire per possesso di alcool da minorenne. Riceve anche una multa da 620 dollari nel 2009 per guida in stato d’ebbrezza e finisce in arresto a Miami nel 2011 per una rissa in strada. Eppure è Bruna che finisce in Louisiana. In un colloquio con il Post respinge le accuse dei Leavitt: «Vedevo regolarmente mio figlio, lo portavo a scuola e sport, riempivo la stanza di regali». Quanto a Karoline, «l’ho scelta come madrina invece di mia sorella, ero al suo matrimonio a gennaio e a Pasqua ho mandato mio figlio alla Casa Bianca».
