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Mazzette ogni mese, i pazienti indirizzati alla sua società, le intercettazioni: perché il gip di Roma ha disposto i domiciliari al primario Roberto Palumbo

08 Dicembre 2025 - 13:19 Ygnazia Cigna
Cosa c'è nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari, dopo l'arresto in flagranza del medico lo scorso 4 dicembre

Il gip di Roma ha disposto gli arresti domiciliari per Roberto Palumbo, il primario del reparto di Nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio, arrestato in flagranza lo scorso 4 dicembre mentre riceveva una presunta tangente da 3mila euro dall’imprenditore Maurizio Terra. Per quest’ultimo sono stati confermati gli arresti domiciliari. L’inchiesta procede per corruzione e, nel corso dell’udienza di convalida, entrambi hanno ammesso parte delle proprie responsabilità. Secondo il giudice, «il legame tra la funzione svolta dal medico (Roberto Palumbo, ndr) e il pagamento è evidente», così come «il controllo di Palumbo sulla destinazione dei pazienti verso vari centri, in modo da indirizzarli verso la Dilaeur», società di cui il primario detiene di fatto una quota di maggioranza. Il gip ha sottolineato la gravità della condotta, evidenziando una «costanza di comportamenti e una pervicacia» che indicano una propensione del primario a simili reati.

Le presunte mazzette versate ogni mese

Nonostante Palumbo abbia dichiarato di non voler più mantenere il ruolo di direttore e di volersi allontanare dal pubblico, continua a esercitare un’influenza significativa nella gestione dei pazienti. Secondo l’ordinanza, le presunte tangenti venivano versate «mensilmente». In alcune intercettazioni, infatti, il primario affermava «è urgente a questo punto, uno come deve fare e basta…», a cui Terra replicava: «L’unica è cambiare sistema e finisce la storia, sennò ogni mese è così».

La posizione dell’imprenditore Terra

Quanto alla posizione dell’imprenditore Terra, viene descritta dal gip come collaborativa. Ha ammesso le proprie responsabilità e fornito elementi utili alla ricostruzione dei fatti. «Ha mostrato, soprattutto all’udienza di convalida, di essere quasi sollevato dall’emersione della vicenda», scrive il giudice, precisando che la titolarità formale del 60% delle quote della Dilaeur gli era stata «sostanzialmente imposta e non voluta».

L’interrogatorio di Palumbo

Nel corso dell’interrogatorio, Palumbo ha ammesso di aver ricevuto alcune somme di denaro, ma ha cercato di giustificarle come utili derivanti dalla sua posizione di socio occulto nella clinica privata Dilaeur, distinta dal ruolo pubblico di primario e direttoredi Nefrologia e Dialisi dell’ospedale Sant’Eugenio. Secondo il medico, la carica formale in Dilaeur spettava all’imprenditore Terra, mentre lui avrebbe gestito in nero parte dei guadagni, anche per motivi fiscali e per ridurre la base di reddito su cui sarebbe stata calcolata la somma dovuta all’ex moglie in sede di divorzio o separazione.

Le intercettazioni sulla compagna

In un’intercettazione ambientale, Palumbo fa riferimento alla compagna, definendola «senza arte né parte» che «può soltanto pensare di prendersi le quote di Dialeur». Le intercettazioni, secondo l’ordinanza del gip, dimostrerebbero come la gestione economica di Dilaeur fosse indirettamente legata a Palumbo, che cercava di mascherarne la reale titolarità, e come la compagna fosse a conoscenza solo in parte delle modalità dei pagamenti. In una di queste intercettazioni, un dirigente medico dell’ospedale S. Eugenio gli dice: «Voi c’avete un rapporto di dipendenza economica, Roberto, cioè… tu… lei la paghi tu… lo stipendio lo paghi tu… io non so se lo sa… ma tu glie paghi lo stipendio… con le rendite di Dilaeur… è questo tutto il gioco. Lei lo sa?… l’ha capito?». Il primario avrebbe quindi tentato di separare la propria posizione di pubblico ufficiale dalle operazioni finanziarie nella società privata, presentandole come una gestione imprenditoriale privata piuttosto che come reati legati al suo incarico ospedaliero.

La difesa del primario

L’avvocato di Palumbo, Antonello Madeo, ha replicato chiarendo che «Palumbo non ha preso tremila euro in contanti come mazzetta, ma si tratta di utili derivanti dall’attività di imprenditore occultamente svolta rispetto alla società Dilaeur». La difesa ha inoltre sottolineato che «gli indagati sono stati collaborativi con gli inquirenti sin dall’inizio» e che il procedimento inizialmente ipotizzava una concussione, poi ridefinita come corruzione a seguito della documentazione prodotta dalla difesa.

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