La Scossa, l’Europarlamento tra Green Deal e sovranità energetica. Procaccini: «Hanno fatto errori drammatici». Gori: «Se in Italia si paga molto è perché il gas è troppo presente»

«Il mio giudizio sul Green Deal, sulla transizione green, è un giudizio negativo, per non aver considerato la base della piramide delle materie prime. Si è partiti dall’obiettivo, dimenticando la catena del valore che serve per raggiungere quei target: primo errore drammatico. Secondo errore aver caricato di furore ideologico un tema che dovrebbe essere una zona franca». Queste le parole di Nicola Procaccini, eurodeputato FdI, che si è confrontato con Giorgio Gori (eurodeputato Pd), collegato da Bruxelles, a La Scossa, realizzato da Open. L’evento è finanziato da Next Generation EU, dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e da Unioncamere ed è realizzato con il sostegno di Edison e patrocinato dal comune di Roma. «L’energia dovrebbe esser, tolta dal ping pong politico – sottolinea l’eurodeputato FdI – avere una qualche coerenza indipendentemente dalla visione politica. Perché ogni investimento fatto sull’energia ha bisogno di tempo per produrre una rendita. Ci sono tecnologie che evolvono talmente velocemente che dobbiamo avere una visione pragmatica, lucida, proiettata sul futuro. Le rinnovabili sono il furturo ma siamo all’interno di una transizione, per per un effetto “climalterante” più accettabile. Il gas per esempio non è il carbone. L’Italia si è autocastrata sulla produzione del gas, a dispetto dei giacimenti importanti che aveva».
Gori invece la vede differente. «Non credo che il Green Deal sia un progetto tecnologicamente non neutrale. L’Europa rimette agli stati membri come articolare il proprio mix energetico. Per esempio c’è il nucleare in Francia e Spagna», dichiara. «La scelta che l’Ue ha fatto verso la decarbonizzazione è più che giusta – sottolinea l’eurodeputato Pd – per contrastare i danni del clima e c’è una ragione economica e il tema dell’indipendenza energetica, che si collega a quella geopolitica». «L’idea che il gas non sia parte del panorama energetico attuale, mi permetta Procaccini, non è così. Se in Italia si paga molto sull’energia elettrica è che il gas continua ad esser troppo presente nella nostra dieta». «Semmai sul fronte della transizione, stiamo andando molto lentamente, dobbiamo seguire quello che il ministro Pichetto Frattin ha messo nero su bianco. Sul nucleare non ho alcune prevenzione, ma dobbiamo vedere i fatti oltre le parole e adottare già da ora soluzioni a medio-breve termine», sottolinea Gori.
Il dilemma della dipendenza energetica
Il dibattito si sposta poi sulla sovranità energetica. Procaccini dichiara: «Giustamente il collega Gori ricorda che consumiamo più gas, purtroppo lo acquistiamo e non lo produciamo. Perché si è deciso che l’Italia non doveva estrarre più gas dai propri giacimenti. La Basilicata non sarà il Texas ma lì si è castrata l’Italia sulla produzione di energia». «Il fatto che le rinnovabili siano tarate sul prezzo del gas è voluto per favorire le rinnovabili», spiega l’eurodeputato di Fratelli d’Italia. «Il problema delle rinnovabili – aggiunge – è che anche lì siamo dipendenti da qualcun altro. Siamo dipendenti in materie prime in cui è predominante per esempio la Cina. E il cobalto, nichel, non sono rinnovabili. Per la cui lavorazione, estrazione si producono danni enormi di cui raramente si sente parlare». Gori replica: «L’Italia non ha terre rare, gas, credo bisogna andare su fonti meno impattanti, che ci consentano di abbassare i prezzi».
Ti potrebbe interessare
Procaccini: «La nascita dell’energia con fusione a confinamento magnetico. Il problema sarà non più se, ma chi e quando»
«Ricordo un momento difficile, quando il governo Meloni era nato da poche settimane, quando è esploso il prezzo del gas, con un’emergenza e delle soluzioni come l’Energy release, che è stata una mossa intelligente», racconta l’eurodeputato FdI. «Quello che poi alla fine fa la differenza è la autoproduzione energetica». Ma, ricorda, una nazione come l’Italia, ricorda, potrebbe non farcela al 100 per cento. «Ma può esser un hub di interscambio», aggiunge Procaccini. «Il game change raramente viene citato – ricorda – ma badate bene tutto diventerà obsoleto nel momento in cui il mondo potrà usare l’energia nucleare da fusione. Stiamo parlando del fatto che la nostra generazione sarà la prima ad avere a disposizione l’energia alla base della creazione dell’universo, il fuoco di Prometeo, infinita, che non produce materiali di scarto. Qui non è più il se, il problema è il quando e il chi la sfrutterà».
L’elettrico e i costruttori Acea che «chiedono maggiore flessibilità»
Il dilemma dell’automotive, con l’Ue che spinge per l’elettrico accende il dibattito in sala. «Sul motore elettrico – sottolinea Procaccini – noi non possediamo valore, è la Cina ad averlo. Sono sicuro che la Cina ha nel suo programma l’aumento delle emissioni di carbonio prima di arrivare alla Net Zero del 2060. Se è vero che l’Ue oramai produce il 7 per cento di anidride carbonica mondiale come è possibile che questa aumenti nel mondo?». Gori: «Ma perché c’è il resto del mondo che cresce e c’è maggiore fabbisogno energetico. Le rinnovabili sono aggiuntive non sostitutive. Sull’automotive posso dire che qualche giorno fa ho incontrato i costruttori di Acea (Associazione europea dei costruttori di automobili) e li ho trovati molto freddi rispetto ai biocarburanti. Hanno ribadito la prospettiva elettrica, su cui chiedono maggiore flessibilità».
