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Atreju, la sfida tra Nordio e la giudice Albano. Il guardasigilli: «Miseria evocare la P2». E la toga: «Preoccupata per indipendenza magistratura»

11 Dicembre 2025 - 18:50 Sofia Spagnoli
nordio albano
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Il confronto alla kermesse di Fratelli d'Italia. Sul palco anche altri volti politici e istituzionali: presenti il pm Antonio Di Pietro e la dem Deborah Serracchiani

Sullo stesso palco di Atreju salgono due mondi diametralmente opposti: quello del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e quello di Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica: la giudice che il popolo di Giorgia Meloni, e del centrodestra più in generale, colloca tra le famigerate «toghe rosse». Albano, nel 2024, faceva parte del collegio che non convalidò il trattenimento di 12 migranti negli hotspot allestiti dal governo Meloni in Albania. Attorno a loro scorrono altri volti politici e istituzionali, tra questi quello del pm di punta di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, e della dem Deborah Serracchiani, riuniti nella kermesse di Fratelli d’Italia per discutere della riforma della giustizia. La campagna referendaria è, di fatto, iniziata. E il guardasigilli ricorda l’appuntamento alle urne si terrà a marzo.

«Non sarà punitiva nei confronti della magistratura»

In un primo giro di domande, agli ospiti è stato chiesto di chiarire perché votare Sì o No al referendum. Per Nordio – che, coerentemente con la posizione del centrodestra, sostiene il Sì – si tratta di una riforma «che si sarebbe dovuta fare 40 anni fa». E precisa: «È una conseguenza logica che non ha nulla di punitivo nei confronti della magistratura». Anzi, secondo il ministro, il pubblico ministero «viene elevato di rango», raggiungendo «la stessa parità del giudice giudicante».

«I magistrati non sono tutti di sinitra»

Per Albano, invece, il cuore della riforma costituzionale per cui si dice «preoccupata per l’indipenza della magistratura» non è la separazione delle carriere «ma lo smembramento del Csm, la mortificazione dei componenti togati del Csm e l’impossibilità del Csm di garantire l’indipendenza dei giudici». E poi, rifiutando l’etichetta «di sinistra» affibbiata alla generalità dei magistrati, aggiunge: «I magistrati non sono tutti di sinistra. Anzi, nelle elezioni interne vince sempre la corrente considerata di destra. La maggioranza non ce l’ha certo Magistratura democratica».

«Miseria argomentativa»

Nordio sottolinea che tra le critiche alla riforma che più lo hanno sorpreso c’è quella arrivata dal procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, che ha paragonato la presunta eversività della riforma della giustizia ai desideri della P2, la loggia di Licio Gelli. «Sono disgustato da questa miseria argomentativa» alimentata «anche da alti magistrati». Ma puntualizza: «non mi hanno ferito, mi hanno fatto sorridere».

Il guardasigilli ha anche ricordato che la riforma non accelererà i processi giudiziari. «Nessuno ha mai detto che questa riforma serva ad accelerare i processi – chiarisce rispondendo alle critiche arrivate negli scorsi mesi – Stiamo lavorando su altro per farlo: per esempio, stiamo assumendo per la prima volta nella storia repubblicana 1.600 magistrati, e questo sì che aiuterà a velocizzare i procedimenti. Ma una giustizia, lasciatemi dire, prima di essere efficace ed efficiente deve essere giusta».

«Sarà molto più facile avere rapporti oscuri»

Albano rilancia sul tema del sorteggio per la nomina dei membri togati, una delle novità che verrebbero introdette dalla riforma, spiegando che «non risolve il tema delle degenerazioni etiche, che ci sono state» che invece si risolverebbero «con più democrazia, con più trasparenza, con più partecipazione democratica non con meno democrazia perché se noi avremo dei sorteggiati al Csm che non risponderanno davanti a nessuno, perché nessuno li avrà proposti e quindi non avranno nessuna responsabilità politica neanche di fronte all’elettorato che li avrà eletti, io credo che sarà molto più facile avere rapporti oscuri e saranno più facili le cadute etiche».

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