Danimarca, anche gli Stati Uniti tra i fattori di rischio per la sicurezza nazionale: cosa c’è nel dossier dell’intelligence

Nella mappa delle minacce che ogni anno guida le analisi di sicurezza della Danimarca, c’è una novità che fino a poco tempo fa sarebbe stata impensabile: gli Stati Uniti. A rivelarlo è il New York Times, che dà conto dell’inedita valutazione contenuta nel rapporto dell’intelligence della Difesa danese. Un documento in cui, pur ribadendo la storica vicinanza tra i due Paesi, si riconosce che «l’evoluzione della politica americana introduce nuove aree di incertezza per la sicurezza danese».
Cosa preoccupa la Danimarca
Al centro delle preoccupazioni c’è l’approccio sempre più aggressivo di Washington sul piano economico e militare. Il dossier cita esplicitamente l’uso dei dazi come strumento di pressione anche verso partner tradizionali, insieme a un’accresciuta proiezione statunitense nelle regioni artiche. Elementi che, combinati, secondo l’Unione europea e secondo Copenhagen stanno contribuendo ad alterare gli equilibri nel Nord Atlantico e non solo. La diffusione del rapporto arriva a ridosso della nuova strategia di sicurezza nazionale pubblicata dagli Stati Uniti, che segna una spaccatura crescente con Bruxelles: il documento elogia il rafforzamento degli Stati nazionali europei, un messaggio che molti leggono come un tentativo di indebolire il progetto politico dell’Ue.
Gli Usa restano «il partner più vicino» della Danimarca
Thomas Ahrenkiel, direttore del Servizio di Intelligence della Difesa e responsabile del rapporto, ha definito questo scenario un «dilemma» per l’Europa. Intervistato dal New York Times, ha comunque ricordato che gli Usa restano «il partner più vicino» della Danimarca. Una formula che però non nasconde l’imbarazzo crescente di Copenhagen di fronte a un’America sempre meno prevedibile.
Il nodo della Groenlandia
Il punto più delicato della relazione bilaterale è oggi la Groenlandia. L’isola, territorio autonomo ma parte del Regno di Danimarca, è diventata un crocevia strategico nell’Artico. Il presidente Donald Trump aveva persino ipotizzato di “acquisirla”, dichiarando che l’obiettivo sarebbe stato raggiunto «in un modo o nell’altro». Una posizione respinta con forza dal governo danese, che ha definito l’idea «assurda».
Le tensioni non si sono fermate lì. Pochi mesi fa Copenhagen ha convocato l’ambasciatore statunitense dopo la diffusione di accuse su presunte “operazioni di influenza” condotte in Groenlandia da tre cittadini americani vicini all’ex amministrazione Trump. Un episodio che ha acuito la diffidenza delle autorità danesi e contribuito a far emergere, nero su bianco, una realtà che i servizi segreti non avevano mai esplicitato: anche un alleato storico può diventare una fonte di rischio.
