Diana Canevarolo trovata riversa in una pozza di sangue, l’autopsia conferma ferite compatibili con un’aggressione: «Non fu una caduta accidentale»

Una profonda ferita alla parte bassa sinistra del cranio e una lesione al collo. Sono queste, secondo il legale della famiglia, le prime evidenze emerse dall’autopsia sul corpo di Diana Canevarolo, 49 anni, trovata giovedì scorso agonizzante nel cortile del suo condominio di via Zara a Torri di Quartesolo e deceduta due giorni dopo al San Bortolo di Vicenza. E proprio queste evidenze, sostiene il legale, indurrebbero a credere che la donna non sia morta per una caduta accidentale, bensì a seguito di un’aggressione. L’esame è stato eseguito presso l’istituto di medicina legale dell’ospedale dalla dottoressa Giovanna Del Balzo. Per tentare di far luce sulla vicenda, oltre alle tracce materiali, gli inquirenti stanno analizzando i cellulari della vittima, del compagno e del figlio, e visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza installate in una villetta adiacente al palazzo.
L’ipotesi di un’aggressione
L’esame, durato circa sei ore, escluderebbe l’ipotesi di una caduta accidentale. Così spiega l’avvocato Cesare Dal Maso, che assiste il figlio Nicolò e il compagno di Diana Canevarolo, Vincenzo Arena: «C’è una ferita importante sulla parte sinistra, bassa del cranio. Inoltre, è stata riscontrata una lesione al collo. La signora deve essere stata aggredita da qualcuno, temo non sia una caduta accidentale. Non so se possa essere stata utilizzata un’arma, ma sicuramente potrebbe essere stata colpita».
La teoria del figlio di Diana Canevarolo
Il primo a parlare di omicidio è stato lo stesso figlio della donna, 18 anni: «Non sappiamo cosa sia successo e la polizia non ci dice nulla. L’unica pista è quella dei ladri che mia mamma aveva visto qualche giorno fa nel cortile e che poi erano scappati, ma non sappiamo chi siano. Il tipo di ferita è troppo strano per essere ricondotto a una caduta. Oltretutto dalla finestra non si è lanciata perché era chiusa e nemmeno dal tetto dato che è inaccessibile».
La dinamica della tragedia
La vicenda risale alle prime ore di giovedì 4 dicembre. Nicolò ha raccontato che la madre era solita restare sveglia fino a tardi e uscire a fumare prima di dormire, e quella sera sarebbe uscita verso le due. Cosa sia accaduto resta un mistero, anche se sembrerebbe esserci un testimone: un vicino di casa ha riferito di aver sentito urla provenire dalla strada, pronunciate da una voce maschile. Secondo quanto emerge dalle indagini, nonostante qualche discrepanza nel racconto di Nicolò, il centralino del Suem avrebbe ricevuto la chiamata del compagno della donna poco dopo le cinque del mattino. L’ambulanza sarebbe arrivata intorno alle 5.30. Canevarolo, originaria di Vo’ (Padova) e impiegata come addetta alle pulizie per un’impresa vicentina, è stata trovata distesa vicino al garage dove era solita dormire, all’interno di una tavernetta, in una pozza di sangue e in stato di ipotermia. Trasferita d’urgenza in terapia intensiva, è deceduta sabato.
