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Pasquale Caridi: il falso promotore finanziario con beni e gioielli per 2 milioni di euro

13 Dicembre 2025 - 08:56 Alessandro D’Amato
pasquale caridi reggio calabria promotore finanziario
pasquale caridi reggio calabria promotore finanziario
Al vertice di un sistema piramidale, prometteva rendimenti alti e poi spariva

Pasquale Caridi, sedicente promotore finanziario, era in realtà in vertice di un’associazione a delinquere. Dalla gestione abusiva del risparmi alla vendita di strumenti finanziari falsi, fino all’autoriciclaggio: la Guardia di Finanza gli ha confiscato gioielli e polizze assicurative del valore di oltre due milioni di euro. L’indagine della procura di Reggio Calabria ha portato alla confisca di più di 4mila preziosi tra cui 63 diamanti, 14 collane, 33 bracciali e oltre 200 anelli in oro, orologi di marche prestigiose, quali 46 Rolex, 21 Tudor e 7 Cartier, e altre pietre preziose, nonché polizze assicurative e disponibilità finanziarie individuate in Italia, Spagna e Germania.

Pasquale Caridi

Gli stessi beni erano stati sequestrati nel 2024 quando le fiamme gialle, coordinate dal procuratore aggiunto Stefano Musolino, avevano ricostruito il patrimonio dell’indagato, valorizzando le risultanze dell’operazione “Piramide” condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria e dal Nucleo speciale polizia valutaria. Nell’ambito di quell’inchiesta era emerso come Caridi, agendo sotto lo schermo di società finanziarie appositamente costituite, avrebbe ricevuto denaro da centinaia di risparmiatori residenti in tutta Italia prospettando rendimenti particolarmente allettanti.

Il sistema piramidale

La raccolta del denaro sarebbe avvenuta mediante la stipula di contratti nell’ambito di un “sistema piramidale”, una sorta di “schema Ponzi” in cui le entrate, che consentono di finanziare il corrispettivo promesso ai partecipanti, non derivano da un’attività reale, bensì dal beneficio economico conseguente all’ingresso di altri soggetti nel sistema. Dalle indagini è emersa la divergenza tra gli esigui redditi dichiarati e le effettive disponibilità del presunto falso promotore finanziario contro il quale ci sono le dichiarazioni dei risparmiatori raggirati. Da qui la decisione dei magistrati di confiscare il “tesoretto” dell’indagato per il quale è stata ritenuta la pericolosità sociale.