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Carta, vetro, plastica. Viaggio nel sistema-rifiuti di Parma che ha stregato anche la Francia: «Così abbiamo messo al centro i cittadini»

15 Dicembre 2025 - 15:43 in collaborazione con  IREN
raccolta rifiuti parma iren
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Eugenio Bertolini, ad di Iren Ambiente: «Educazione e informazione sono fondamentali per ottenere buoni risultati»

Nell’Italia leader del riciclo e dell’economia circolare, c’è un territorio che spicca più degli altri e viene spesso indicato come modello di riferimento per tutto il Paese, se non per tutta Europa. Si tratta della città di Parma, dove la gestione dei rifiuti non si esaurisce nell’offrire ai cittadini un servizio pubblico efficiente e tenere le strade pulite. Appena fuori dal centro, ma dentro i confini del territorio cittadino, sorge il Pai, Polo ambientale integrato, costituito da un impianto di selezione di rifiuti e da un termovalorizzatore che produce calore ed energia elettrica. Ed è proprio lì che si concentra una parte essenziale del sistema che permette alla città di mantenere performance così elevate nella gestione dei rifiuti.

Il ruolo chiave delle città

Negli ultimi anni, su spinta del Green Deal, l’Unione europea ha affidato alle città un ruolo fondamentale per implementare la strategia sull’economia circolare e raggiungere l’ambizioso obiettivo di «inquinamento zero» entro il 2050. I centri urbani sono i luoghi dove si genera la maggior parte dei rifiuti. Di conseguenza, è proprio a questo livello che occorre intervenire con più decisione per transitare verso modelli sempre più virtuosi. Le direttive europee sul riciclo e sui rifiuti da imballaggio, per esempio, spingono gli enti locali a potenziare la raccolta differenziata, migliorare la qualità dei materiali intercettati e investire in impianti moderni.

La raccolta dei rifiuti e le abitudini che cambiano

In questo scenario, la città di Parma si muove con anticipo rispetto alla media europea, sia per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti sia per il loro trattamento e successivo recupero. Nel capoluogo ducale la raccolta differenziata si aggira intorno all’80%, una percentuale ben al di sopra della media italiana e perfino di quella del Nord Italia. A occuparsi della raccolta in città è la multiservizi Iren, che negli ultimi anni ha notato alcuni cambiamenti nelle abitudini dei cittadini: per esempio, un aumento dell’uso di imballaggi di carta e una lieve diminuzione dell’organico. «Questo significa che sempre più persone optano per cibi già pronti e cucinano meno a casa», spiega Eugenio Bertolini, amministratore delegato di Iren Ambiente.

Il lavoro quotidiano per tenere pulita la città

L’eccellenza di Parma nella gestione dei rifiuti comincia innanzitutto dai cittadini. Ma perché il sistema funzioni al meglio, il loro impegno non basta. È qui che entra in gioco Iren, forte della sua squadra di dipendenti e mezzi operativi che ogni giorno percorrono le vie della città. «Il sistema di raccolta differenziata a Parma è molto virtuoso. Eccelle a livello nazionale perché unisce una rete capillare di raccolta dei rifiuti e impianti di recupero efficienti», spiega Bertolini. Dietro i cestini vuoti e le strade pulite si nasconde il lavoro di una grossa macchina operativa. Per il solo spazzamento delle strade, Iren dispiega circa 100 addetti (tra soffiatori, autisti di spazzatrici, operatori alla vuotatura dei cestini e addetti al lavaggio delle strade) e 90 mezzi ogni giorno. Per la raccolta dei rifiuti, si aggiungono altri 110 addetti e 80 veicoli.

Come funziona il ReCap di Parma

Una parte dei rifiuti raccolti per le strade di Parma finisce al Pai, il Polo ambientale integrato di Iren situato nella periferia Nord della città. A fianco al termovalorizzatore, dove finiscono i rifiuti non differenziati e non riciclabili, sorge infatti il ReCap, uno stabilimento per la separazione dei materiali che tratta circa 90 mila tonnellate all’anno di rifiuti in carta, cartone e plastica. Il cuore dell’impianto è un sistema di selezione meccanica automatizzata, che utilizza lettori ottici, vagli rotanti e separatori balistici. Il processo comincia con una prima “scomposizione” del mix raccolto nei cassonetti: il primo vaglio divide carta e cartone dalla plastica e dagli altri materiali, dopodiché entrano in funzione i sensori ottici, che riconoscono il tipo di materiale grazie alla lunghezza d’onda riflessa.

Si fa presto a dire recupero 

La carta viene separata dal cartone e poi suddivisa ulteriormente tra la carta “normale” e la cosiddetta de-inked, ossia bianca, che ha un valore di mercato superiore. Quando esce dal ReCap, è a tutti gli effetti una «materia prima seconda», pronta per essere spedita in cartiera. La plastica, invece, segue un ciclo diverso, che consiste innanzitutto nella pre-pulizia: un passaggio fondamentale per rimuovere etichette, rifiuti organici o impurità. Se filiere come quelle della carta e del vetro garantiscono un recupero elevato, la plastica resta il materiale più difficile da riciclare, soprattutto per la varietà dei polimeri, ognuno da trattare in modo diverso. «Oggi riusciamo a recuperare bene gli imballaggi, ma non tutte le diverse plastiche che troviamo nei contenitori», spiega l’ad di Iren Ambiente.

Il bastone e la carota

Accanto agli investimenti negli impianti, Parma ha optato per un sistema in grado di equilibrare nel suo mix di policy “bastone” e “carota”. Da un lato, educando e coinvolgendo i cittadini nello smaltimento più corretto dei rifiuti, in cambio di un servizio efficiente. Dall’altro, prevedendo misure di deterrenza e multe per chi viene beccato a infrangere le regole più essenziali della raccolta differenziata. Ed è proprio questo mix di misure ad aver fatto finire l’esperienza di Parma pure sotto la lente del prestigioso quotidiano francese Le Monde, che di recente ha incoronato il capoluogo ducale come modello virtuoso da cui tutti dovrebbero trarre insegnamenti. «La raccolta dei rifiuti è uno di quei servizi pubblici in cui il cittadino è anche produttore. Per questo – sottolinea Bertolini – educazione e informazione sono fondamentali per ottenere buoni risultati».

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