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La lettera di Natale dei prof precari a Valditara: «Siamo trattati come tappabuchi, così la scuola è fragile»

16 Dicembre 2025 - 10:37 Ygnazia Cigna
scuola libri scolastici valditara
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Migliaia le firme raccolte per la missiva aperta: «Continuiamo a spendere in formazione obbligatoria, ma in cambio riceviamo solo precarietà»

«Caro ministro Valditara, questa volta non le scriviamo un’ingenua letterina da bambini sognatori. Le scriviamo una lettera amara, travestita da richiesta di Natale». Inizia così una lettera aperta indirizzata al ministro dell’Istruzione e del merito firmata da oltre 4mila docenti (il numero è destinato ad aumentare) per denunciare le condizioni in cui versano la scuola e la professione dell’insegnante. «Siamo i docenti precari. Circa 300.000 persone che entrano in classe ogni settembre sapendo che a giugno verranno rimandate allo sbaraglio. Licenziate», spiegano. Nella lettera puntano il dito contro la precarietà costante della loro vita professionale e personale: «Cambiamo città, vita, affetti, colleghi e alunni con la stessa facilità con cui si compila un modulo. Dovremmo garantire continuità agli studenti… senza averne mai una per noi».

Il peso economico della formazione

I docenti denunciano poi il peso economico della formazione tra concorsi, corsi, certificazioni e tasse che rappresentano «migliaia di euro in formazione obbligatoria», senza alcuna garanzia di stabilità. Per diventare insegnante di ruolo oggi, infatti, i docenti devono attraversare un lungo percorso di studi, il concorso e infine l’abilitazione e l’anno di prova. Ma in molti casi, nella prassi, si arrivano a fare più concorsi, uno dietro l’altro, in attesa per anni di ottenere il posto di ruolo, facendo corsi di formazione abilitanti che costano fior di quattrini. «In cambio riceviamo un altro anno di precarietà, mentre nella legge di bilancio la voce sulle assunzioni è ferma a zero. Questa volta non chiediamo doni. Chiediamo giustizia», scrivono i docenti.

La precarietà strutturale

Secondo i tanti firmatari, la precarietà non riguarda solo loro, ma l’intera scuola: «Una scuola costruita ogni anno da docenti sempre diversi è una scuola fragile. Copriamo le falle del sistema, ma non possiamo essere trattati per sempre come tappabuchi». Ricordano come la precarietà sia diventata «così stabile e strutturata» che alcuni precari arrivano alla pensione senza mai ottenere un contratto a tempo indeterminato, mentre altri vengono «accantonati, sostituiti da algoritmi, titoli a pagamento, concorsi che premiano chi può permetterseli». La richiesta è una: «Servono investimenti veri nel reclutamento. Ci sono troppi docenti idonei, precari da una vita, che attendono solo una cosa: il giusto riconoscimento, un contratto a tempo indeterminato».

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