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Giorgia Meloni contro l’Ue: «800 milioni per un palazzo a Bruxelles? No grazie». Cos’è il progetto che fa infuriare l’Italia – Il video

17 Dicembre 2025 - 13:06 Simone Disegni
Alla Camera la premier attacca le istituzioni Ue, in particolare sulla ristrutturazione della sede del Consiglio: «I cittadini hanno altre priorità»

Dura, sferzante, a tratti impietosa. È una Giorgia Meloni dal piglio inedito quella che ha preso la parola oggi alla Camera in vista del Consiglio europeo. Mai da quando ha assunto la guida del governo, tre anni fa, aveva usato toni così duri contro l’Unione europea. Dal «dogmatismo green» agli interventi improvvidi dei burocrati sino al rischio di «declino culturale», in molti dei passaggi la premier ha riesumato la sua verve sovranista, in asse di fatto coi toni usati dalla Casa Bianca di Donald Trump nelle ultime settimane, anche nero su bianco nella Strategia di sicurezza nazionale Usa. L’affondo probabilmente più studiato per far capire agli elettori la linea intransigente sulle «follie» europee Meloni lo ha riservato ad un progetto immobiliare allo studio a Bruxelles. «Così come in Italia siamo chiamati a razionalizzare le spese delle nostre istituzioni pubbliche così esigeremo la stessa disciplina finanziaria da parte delle istituzioni europee. L’Italia ha recentemente chiesto di rivedere una ristrutturazione di uno dei palazzi del Consiglio dell’Unione europea a Bruxelles con un costo stimato di oltre 800 milioni di euro. Non è questo il tipo di investimenti europei che ci pare prioritario. Serve un bilancio più vicino alle esigenze reali dei cittadini», ha affondato il colpo Meloni.

Justus Lipsius, il palazzo Ue «invecchiato male»

Il riferimento della premier è al progetto di ristrutturazione attualmente in corso di valutazione del Justus Lipsius, il palazzo di Bruxelles che è storica sede del Consiglio Ue, l’organo che rappresenta gli interessi degli Stati membri. Il problema sta proprio in quello «storico», perché secondo le valutazione fatte dal Consiglio stesso quel palazzo necessita di una «profonda ristrutturazione» tenuto conto della sua arretratezza in termini di efficienza energetica. «È già nella classe energetica peggiore per gli edifici», denunciava ad ottobre l’istituzione Ue in un documento interno di cui ha dato conto il portale Euractiv. Oltre al tema energetico il palazzo che ospita regolarmente riunioni di tecnici e ministri – non i vertici dei leader Ue – sconterebbe pure lacune problematiche sul fronte della sicurezza. Ecco perché il Consiglio Ue ha prospettato lavori di profonda ristrutturazione dell’edificio il cui costo preventivo è stimato – appunto – in 803 milioni di euro. Conto che potrebbe salire con gli interessi sino a 1,1 miliardi, secondo Euractiv, se il Consiglio dovesse richiedere un prestito per finanziare l’operazione.

Il progetto di cantiere (bloccato dall’Italia)

Il progetto prevedrebbe lavori per quattro anni, con apertura del cantiere nel 2029 e chiusura prevista nel 2035, e interesserebbe l’intera area del quartiere europeo di Bruxelles, lo stesso dove sorgono pure le sedi della Commissione e del Parlamento europeo. Oltre al Justus Lipsius infatti il Consiglio Ue ha aggiunto nel tempo altri due palazzi: l’edificio Europa – dove dal 2017 si tengono i summit dei leader – e l’edificio Lex. A quanto risulta i lavori dovrebbero mirare oltre che alla ristrutturazione anche a una razionalizzazione degli spazi: il Lex dovrebbe infatti essere venduto – si conta di ricavarne circa 65 milioni di euro – così che al Consiglio resterebbero due soli palazzi, ma di ultima generazione. Un progetto assai ambizioso che deve però essere approvato dai 27 governi stessi. Ed è qui che s’inserisce lo stop dell’Italia di cui Giorgia Meloni ha voluto dare conto pubblicamente oggi alla Camera.

Foto di copertina: Giorgia Meloni parla con i cronisti a margine di una riunione del Consiglio europeo – Bruxelles, 24 marzo 2023 (Ansa/Palazzo Chigi/Filippo Attili)

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