Ricoverata d’urgenza per una miocardite fulminante, 19enne salvata con un massaggio cardiaco di 107 minuti: «Bisognava crederci»

Centosette minuti di massaggio cardiaco, un’équipe che non si arrende e una tecnologia decisiva: così Giulia, 19 anni, è tornata a casa dopo essere stata ricoverata d’urgenza all’ospedale Civico di Palermo per una miocardite fulminante, conseguenza di un virus influenzale contratto durante una vacanza in Lapponia. Per un’ora e 47 minuti medici e infermieri si sono alternati senza sosta nella rianimazione, fino a quando è stato possibile attivare l’Ecmo, l’ossigenazione extracorporea a membrana, il macchinario che ha consentito di sostenere cuore e polmoni e contribuire a salvare la giovane. Oggi, a un mese da quel giorno, Giulia è a casa e il Natale è diventato una festa per lei, per i suoi genitori e per tutto il personale che ha combattuto al suo fianco.
Il primario: «Eravamo in dodici, con altri dieci pronti a dare il cambio»
Orgogliosi il primario del Pronto soccorso, Massimo Geraci, e il direttore dell’Anestesia, Vincenzo Mazzarese. Poi arriva Giulia in fin di vita, la strappiamo a un destino che riusciamo ad arginare, e questo diventa la motivazione per andare avanti», racconta Geraci al Corriere della Sera. Mazzarese ripercorre quei momenti concitati attorno alla barella: «Eravamo in dodici, con altri dieci pronti a dare il cambio e a controllare ogni parametro. Il cuore stava per cedere. Bisognava crederci e continuare».
«L’équipe deve funzionare come un orologio»
Una corsa contro il tempo e contro lo sconforto. «In situazioni così – spiega Geraci – devi essere certo della reazione del cuore anche dopo dieci, venti, trenta minuti di massaggio: tempi lunghissimi. Serve l’ecografia, ma per farla devi fermarti per un istante che sembra un’eternità. L’équipe deve funzionare come un orologio: uno sguardo d’intesa, pochi secondi all’ecografista, gli occhi fissi sui monitor e poi di nuovo il massaggio». Dopo la prima mezz’ora, la squadra sa come procedere. Basta un cenno del tecnico per continuare. Fino alla svolta. «Stavolta con Giulia è stato un vero miracolo», conclude Mazzarese. Un miracolo fatto di competenza, tenacia e lavoro di squadra.
