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Il governo pone la fiducia sulla Manovra. Giorgetti al Senato: «Parlamenti esautorati, aggiorniamo la democrazia»

22 Dicembre 2025 - 21:07 Alba Romano
giancarlo giorgetti manovra fiducia
giancarlo giorgetti manovra fiducia
Ad annunciarlo il ministro Luca Ciriani. Giorgetti sulla Legge di Bilancio 2026: «Farà la storia? No, ma diamo risposte»

Sarà una Manovra tutto o niente per il governo Meloni. Come ha annunciato al Senato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, l’esecutivo ha deciso di porre la questione della fiducia sulla Legge di Bilancio 2026. In particolare la fiducia sarà ancorata al via libera per il maxi-emendamento che andrebbe a «sostituire interamente» la Manovra inizialmente presentata. Una finanziaria che, come ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intervenendo in serata al termine della discussione generale in Senato, ha l’obiettivo principale di «contenere per quanto possibile il livello dello spread». Giorgetti ha poi aggiunto: «Non so se tutto questo passerà alla storia, so soltanto che grazie a questo tipo di politica l’Italia si presenta a testa alta in Europa e nel mondo». Perché tutto ciò che il governo Meloni sta tentando di mettere stabilmente sul tavolo è marchiato da una prudenza «non stagnante» e di cui «beneficeranno i governi del futuro, anche i vostri».

I nodi dei piccoli pacchi e delle pensioni: «È finita un’epoca»

«È finita un’epoca, e noi siamo tenuti a maturare una fiducia e una credibilità all’estero», ha sostenuto il ministro dell’Economia. Proprio per dimostrare solidità e responsabilità agli occhi dei partner, la direzione che il governo Meloni ha scelto è stata quella di «contenere il livello dello spread». Giorgetti ha poi difeso a spada tratta due tra i provvedimenti più criticati della Manovra, la tassa sui piccoli pacchi extra-Ue e la riforma della previdenza complementare. «Ci sono anche i negozi fatti da persone, uomini e donne che di fronte a questa concorrenza “non fair” sono costretti a chiudere», ha detto sul primo punto. «Se non si faceva nulla, l’overcapacity di alcuni paesi asiatici, con l’invasione di questi piccoli pacchi avrebbe distrutto anche con riflessi economici e sociali la rete del commercio». Le pensioni, invece, le ha definite «un tema ineludibile» affrontato con l’obiettivo di «garantire in futuro pensioni dignitose. È una scelta che farà un bene per i giovani e io la rivendico». 

La sanità secondo Giorgetti: «Mai così tante risorse»

Giorgetti ha poi aperto il capitolo sanità: «C’è un aumento di risorse di 6 miliardi, una cosa mai vista nei tempi recenti», ha sostenuto. «Abbiamo iniziato a farci carico di alcuni costi: come il payback sanitario, che non ho inventato io ma abbiano iniziato a farcene carico. Abbiamo iniziato a dare una risposta». Per dirla con gli inglesismi, che spesso entrano nel parlato del ministro, è una Manovra da work in progress. 

La provocazione al Senato: «Dobbiamo aggiornare la democrazia»

Giorgetti si è anche soffermato sul tema della partecipazione del Parlamento all’iter di approvazione della Manovra, un argomento caro anche alla premier Giorgia Meloni. «I Parlamenti sono nati per approvare i bilanci, eppure alcune grandi democrazie europee non sono in grado di approvare il bilancio», ha detto il ministro dell’Economia. «Anche l’iter di approvazione nel Parlamento italiano – ve lo dice uno che ne ha visti tanti – è andato via via perdendo la centralità e la dimensione che dovrebbe essere propria, con di fatto un monocameralismo che constatiamo da diversi anni. Questo dovrebbe interrogare tutti noi su come le democrazie parlamentari dovrebbero aggiornarsi per essere al passo coi tempi e mantenere le prerogative per cui sono nate».

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