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Spagna, batosta per Sanchez in Estremadura: voti quasi dimezzati in due anni. Il premier annuncia un rimpasto, l’ira degli alleati: «Nega la realtà»

22 Dicembre 2025 - 16:56 Alba Romano
spagna podemos estremadura sanchez
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Il Psoe ha perso 10 seggi in una regione che fino a poco fa era considerata un suo fortino. Conferme per il Pp, vola Vox. La sinistra di Podemos: «Sta consegnando il Paese in mano alla destra»

Alla vigilia del nuovo anno, per Pedro Sanchez la storia continua a non cambiare. Dall’Estremadura è arrivata una nuova batosta elettorale per quello che da due anni resiste come un governo di alleanza, costruito unendo le forze riformiste per tenere fuori il primo partito spagnolo (il Partito popolare) e gli estremisti di destra di Vox. La comunità autonoma poco sopra Siviglia, fino a due anni fa fortino rosso, in una chiamata anticipata alle urne ha confermato la fiducia alla candidata conservatrice Maria Guardiola del Pp. E ha premiato enormemente proprio Vox, che ha fatto razzia di seggi a dano proprio del Partito socialista del premier. Nonostante tutto, il leader del governo ha preferito non commentare la debacle attirandosi le ire anche degli alleati: «È paralizzato e soddisfatto di sé, ma nega la realtà».

I risultati in Estremadura: la scalata di Vox, il crollo del Psoe

I risultati delle elezioni in Estremadura sono una fotografia perfetta del momento storico e politico della Spagna. Il Partito popolare regge rispetto al 2023, anzi cresce del 4,4% arrivando così a un complessivo 43,2% e guadagnando un seggio in più. I 29 rappresentati nel governo locale però non bastano a raggiungere la maggioranza di 33, che per forza di cose dovrà essere raggiunta forgiando una nuova alleanza con la destra oltranzista di Vox. Proprio il partito di Santiago Abascal è stato il protagonista della tornata elettorale, raddoppiando i voti presi due anni fa e arrivando a 11 seggi e al 17% nella regione. In calo verticale, invece, il Psoe di Sanchez: se nel 2023 era il primo partito con quasi il 40%, oggi si trova al 25,7% con una perdita netta di 10 sui 28 seggi che aveva in mano. Una sconfitta che premia anche la sinistra di Podemos e Izquierda Unida, che raggiunge il 10% e conquista 7 seggi totali.

Il piccolo rimpasto di Sanchez e la rabbia degli alleati

«È il trionfo dell’unico partito che parla dei problemi reali dei cittadini», ha esultato Abascal, leader di Vox. «Gli spagnoli non vogliono più il sanchismo», gli ha fatto eco il segretario del Pp, Albert Nuñez Feijoo. E Sanchez? In conferenza stampa si è limitato a ribadire la fiducia nel «progetto socialista», che sarebbe «più forte e vivo che mai». E ad annunciare un piccolo rimpasto di governo per permettere a Pilar Alegria, attuale ministra dell’Educazione e portavoce dell’esecutivo, di candidarsi per le elezioni in Aragona. Nessun movimento di reazione, insomma, ma solo di necessità. Un fatto che – oltre alla scelta di candidare per l’Estremadura il braccio destro Miguel Angel Gallardo, a processo con il fratello di Sanchez per traffico di influenze e prevaricazione amministrativa – ha scatenato le ire della sinistra. «È una negazione della realtà, e la debacle è frutto dell’immobilismo di Sanchez», dicono da Podemos. «Stiamo portando la Spagna nelle braccia dell’estrema destra». 

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