Sergio Mattarella e la modifica all’inno d’Italia: «Niente più “Sì” alla fine»

Oltre a essere il nome del partito che attualmente governa, “Fratelli d’Italia” è anche l’inno del Belpaese. Ma adesso alla fine dell’esecuzione dell’opera di Goffredo Mameli non si potrà più gridare “sì”, come era usanza. Il tutto per un decreto del presidente della Repubblica del 14 marzo 2025, adottato su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2025.
Mattarella e l’inno di Mameli
Il Fatto Quotidiano scrive che l’ordine perentorio è contenuto nel “foglio” dello Stato Maggiore della Difesa del 2 dicembre scorso (n. MDA0D32CC REG20250229430). Lo Stato Maggiore Difesa «ha disposto che in occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, ogniqualvolta venga eseguito ‘Il Canto degli italiani’ nella versione cantata non dovrà essere pronunciato il ‘sì!’ finale». Il comando viene riportato su una serie di documenti militari, compresi quelli destinati alla Guardia di Finanza. La firma è del generale di divisione Gaetano Lunardo, Capo del I reparto dello Stato Maggiore dell’esercito. «Per quanto precede i Comandi in indirizzo vogliano dare la ma sima diffusione della presente disposizione a tutti i Reparti di pendenti sino al livello di Stazione SAGF per la scrupolosa osservanza”. C’è anche l’allegato: «In annesso il D.P.R. 14 marzo 2025 –Modalità di esecuzione dell’Inno nazionale, ai sensi dell’Articolo 1 della legge 4 dicembre 2017, n.181».
Il sito del Quirinale
Sul sito del Quirinale è stata scelta l’esecuzione del 1971 cantata dal tenore Mario Del Monaco. E qui dopo il verso «Siam pronti alla morte l’Italia chiamò» segue solo musica, spiega Marco Lillo. Secondo il Colle si tratta solo di un adeguamento richiesto dalle bande musicali della modalità di esecuzione dell’inno al testo primigenio di Mameli. Ma qui c’è un giallo. Perché il testo della legge
giustifica il taglio del ‘sì’ con il «riconoscimento del testo de ‘Il Canto degli Italiani’ di Goffredo Mameli e lo spartito musicale originale di Michele Novaro quale inno nazionale della Repubblica». Ma se il sì manca nel testo inviato da Mameli a Novaro, in quello di Novaro invece c’è. Mentre nell’edizione critica a cura di Maurizio Benedetti, pubblicata dalle Edizioni del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino nel 2019 si legge che il Sì fu aggiunto da Novaro.
