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Famiglia nel bosco, perché Roberta Bruzzone difende i giudici: «Bravi genitori, ma così i diritti dei bambini non sono rispettati»

24 Dicembre 2025 - 16:34 Ugo Milano
L’analisi della nota criminologa sul nucleo familiare che viveva immerso nella natura e a che è stato diviso dal Tribunale per i minorenni dell'Aquila

«Catherine Birmingham è la più rigida sotto l’aspetto dell’approccio, quella che sta dando più filo da torcere agli avvocati». Così la criminologa Roberta Bruzzone descrive la madre della cosiddetta famiglia nel bosco, i cui genitori sono stati privati della responsabilità genitoriale in via temporanea. In un video della sua nuova rubrica YouTube Oltre i fatti, la criminologa pone l’attenzione proprio sul ruolo di Catherine, ritenuta l’elemento più ostico del nucleo familiare nell’interlocuzione con professionisti e istituzioni. Rigidità che avrebbe pesato anche sul percorso giudiziario della coppia. «Non vi dimenticate che l’avvocato precedente si è dimesso proprio perché non riusciva a trovare una strada per convincerli a diventare un po’ più collaborativi», ricorda Bruzzone . Il riferimento è all’ex legale Giovanni Angelucci, che a fine novembre ha rinunciato al mandato.

L’istruzione della bambina: «Ho visto il video dove scrive…»

Dopo il pronunciamento del Tribunale per i minorenni, nei giorni scorsi la Corte d’Appello ha confermato la sospensione della responsabilità genitoriale, respingendo il ricorso presentato dalla coppia. E Bruzzone sottolinea le valutazioni dei giudici e dei servizi sociali si basano su una serie di criticità emerse nel tempo, che non riguardano lo stile di vita in sé della famiglia, ma le condizioni in cui i minori stanno crescendo. E uno degli aspetti emersi in questo periodo di osservazione nella comunità protetta di Vasto, è quello legato all’istruzione della figlia maggiore, Utopia Rose, di 8 anni. Sotto dettatura, la piccola è in grado di scrivere soltanto il proprio nome. Roberta Bruzzone riferisce di aver visto il video della prova di scrittura, osservando che la bambina «occupa tutti gli spazi perché non riesce a scrivere su spazi più adeguati e non ha un livello di scolarizzazione compatibile con la terza elementare». Elemento che ha inciso in modo significativo sulle valutazioni delle autorità competenti.

«Hanno una percezione troppo minacciosa del mondo esterno»

Secondo Bruzzone, la questione centrale non riguarda la scelta di vita della famiglia: «Il problema non è come vivono, possono continuare a vivere così. E l’amore non basta». Il punto fondamentale è ciò che deve essere garantito ai bambini, ovvero «quelli che sono i diritti fondamentali». La criminologa sottolinea che i minori devono poter accedere a istruzione, socializzazione, adeguate condizioni igieniche e livelli di sicurezza compatibili con un corretto sviluppo. Pur riconoscendo che i genitori sono «brave persone, con un approccio radicale e sicuramente con le migliori intenzioni», hanno una «percezione troppo minacciosa del mondo esterno». Per questo, «non c’è da scandalizzarsi, il tribunale sta facendo delle verifiche perché ha delle riserve».

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