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Martina Colombari e il film di Checco Zalone: «Io come Linda, invecchiata e imbruttita senza trucco»

30 Dicembre 2025 - 06:39 Alba Romano
martina colombari checco zalone linda buen camino
martina colombari checco zalone linda buen camino
«Se fino a due o tre anni fa non uscivo senza trucco e capelli perfetti, ora, apro il beauty una volta a settimana. Se lavoro, il trucco è la mia divisa»

Martina Colombari, Miss Italia a 16 anni nel 1991 è stata modella per grandi marchi come Armani e Versace, ha partecipato a diverse trasmissioni tv ed è stata attrice in molti film a partire dagli anni Novanta. Oggi tre milioni e mezzo di italiani l’hanno vista in «Buen Camino» con Checco Zalone. E l’hanno vista imbruttita, invecchiata, con i capelli grigi. «Nessuno mi riconosce. Nessuno. Devono aspettare la seconda o terza scena per capire che sono io. Ho poco trucco, degli occhiali importanti, la chioma grigia. Che poi in realtà non è un imbruttimento, sono solo una donna che ha deciso di lasciare il mondo del jet set che viveva con l’ex marito, Checco. La mia Linda si è innamorata di un regista-scrittore palestinese e, da ex modella, è diventata un’attrice di teatro impegnata e ha una metamorfosi anche nell’aspetto», dice oggi al Corriere della Sera.

La metamorfosi di Linda

Quando si è vista per la prima volta nei panni di Linda «ho detto: che figata! Ma io, quando Zalone e il regista Gennaro Nunziante mi hanno detto come sarei diventata, non ho esitato un attimo. Ero felicissima di poter giocare con la mia bellezza. Poi, è sempre difficile affrontare queste tematiche, perché vengono fraintese. Io sono nata con un concorso di bellezza e su quello ho costruito una carriera. La bellezza l’ho sempre portata con me, l’ho sempre sfruttata e l’ho anche protetta. Ma sui social sono stata attaccata per mille motivi, perché sarei troppo magra, perché a Ballando con le stelle ho parlato della mia menopausa, perché se ti vedono fare sport pensano che sia vanità, mentre io ci tengo a tenermi in forma ora che ho 50 anni, per poter essere attiva e lucida a 90».

Il cinema e la vita

Colombari dice che quando ha scoperto che nella sceneggiatura doveva denunciare la scomparsa della figlia «ho pensato subito alla volta in cui anche Achille non è rientrato a casa. Quindi sì: ero coinvolta. Detto questo: i ragazzi, oggi, hanno grosse difficoltà a trovare la loro identità, a capire chi sono e cosa vogliono. Noi genitori ci prendiamo la nostra responsabilità, ma il mondo che trovano non è quello della nostra adolescenza: è richiedente, performante, velocissimo. E i social gli raccontano qualcosa che non è la realtà. Poi, io non sono contro i social: sono un mezzo. Per assurdo, questo film è arrivato da un messaggio del responsabile casting su Instagram».

Zalone e Nunziante

Sul lavoro con Checco Zalone e Gennaro Nunziante dice che «loro sono molto sulla recitazione a sensazione, a improvvisazione. Si facevano parecchie prove prima del ciak, ma non tanto per come dire la battuta, quanto sui tempi comici, le reazioni, l’atteggiamento del corpo. Luca Medici, nome d’arte di Checco Zalone, è esattamente come lo vedi nei film. Poi, fuori dal set, percepisci che è un timido, però cerca sempre di metterti a tuo agio. Abbiamo fatto tante cene insieme, durante la preparazione del film: è bello trovare persone normali nel nostro mondo».

“Gaza mia”

Colombardi dice che hanno riso tantissimo «per una delle battute più pesanti che fa Checco, sul mio compagno: “È l’unico palestinese che occupa un territorio, gaza mia”. Detta da lui, è esilarante: alla prima, è venuto giù il cinema per le risate». E secondo lei il film piace agli italiani «perché siamo saturi: guerre, problemi, lavoro… Davanti a questo film, riesci a non pensare a niente. E secondo me, dobbiamo riprenderci un po’ la vita: tornare a fare quello che ci fa bene, non solo quello che “si deve”. Io ho smesso di andare a cene solo “perché si deve”, preferisco concentrarmi sui legami che contano».

Linda

Oggi, dice, è quasi pronta a una metamorfosi come quella di Linda: «Se fino a due o tre anni fa non uscivo senza trucco e capelli perfetti, ora, apro il beauty una volta a settimana. Se lavoro, il trucco è la mia divisa, a febbraio farò Venerdì 13 , una commedia in teatro di Jean-Pierre Martinez, e ad aprile al cinema sarò addirittura un’androide in Più vera del vero , ma nella vita posso uscire con sette colori addosso e me ne frego. Non è che quella Martina non c’è più: ce n’è una diversa, quella che va a un ritiro di meditazione, torna e si dice “mi sono presa cura di me”».