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Ponte Morandi, perché la prima demolizione ha un alto valore simbolico per Genova

20 Dicembre 2018 - 16:35 Chiara Piselli
Cominciati i lavori sotto il moncone ovest, si apre una nuova fase per la città. Il sindaco-commissario Bucci sta per inviare la "lettera fondi" con cui chiede formalmente ad Autostrade per l'Italia 400 milioni di euro per l'acquisizione delle case degli sfollati e per i lavori sul viadotto 

I primi calcinacci cadono da un edificio sotto il moncone ovest. E, allora, la demolizione a lungo annunciata comincia a entrare nel vivo. Un momento simbolico che apre una nuova fase, anche se il dissequestro da parte della procura sarà graduale e dunque i tempi di demolizione potrebbero dilatarsi.

Sin dal giorno dopo il crollo, l'esigenza primaria per ogni genoveseè parsa essere quella di demolire.A chiunque si chiedesse, la risposta si ripeteva uguale. Sembrava che solo demolendo ogni traccia di quanto rimaneva in piedi del viadotto Morandi i
genovesi potessero davvero ricominciare da capo. Cancellare i segni per ricominciare.

Invece quei monconi, a oltre quattro mesi dal crollo, sono ancora lì. A ricordare agli automobilisti quale pericolo corressero ogni giorno percorrendo il ponte;a ricordare a chi abitava lì sotto, nelle case in zona rossa, quanto imponente fosse il rischio di perdere la vita;a ritardare la possibilità di iniziare una nuova fase, una rinascita.

“È il nostro 11 settembre – èconvinzione diffusa tra i genovesi – per noi esisterà per sempre un prima e un dopo il ponte Morandi”.Uno spartiacque nella storia di Genova e – probabilmente – in quella delle infrastrutture di tutta Italia.

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Dovevano essere i tempi rapidi a rimettere in piedi Genova il prima possibile. Invece la storia degli ultimi quattro mesi della Valpolcevera è costellata di rinvii, ritardi, passaggi bloccati, slittamenti, mancate approvazioni.Il tempo è scorso e i tentativi di
stringere intorno a decisioni risolute sono diventati più difficili di quel che pareva nei primi giorni dopo la tragedia.

Ecco perché questo primo giorno di demolizione ha un alto valore simbolico. Perché concede a Genova la possibilità di voltare pagina e cominciare un nuovo capitolo. Capitolo che porterà poi – se tutto va come deve – alla data del 31 marzo, giorno fissato per l'avvio dei lavori di ricostruzione, affidati alla cordata Fincantieri, Salini-Impregilo, Italferr sul progetto donato da Renzo Piano alla sua città.

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Ma questo è anche il giornodi una scadenza importante. Si chiude la possibilità di firmare i rogiti per lacessionedelle 266 case in zona rossa, l'area più colpita dalla tragedia. E dunque si apre una nuova fase anche per le centinaia di sfollati che si sono visti stravolgere la propria esistenza nel giro di qualche ora. Domani il sindaco-commissario Bucci farà partire la lettera con cui chiederà formalmentead Autostrade per l'Italia le risorse per l'acquisizione delle case degli sfollati e per i lavori sul viadotto. Bucci ha parlatodi circa 400 milioni di euro.

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Tra gli sforzi di tornare alla normalità, anche la riapertura di via Perlasca, un collegamento chiave per la città, interrotto da quel 14 agosto. L'amministrazione locale aveva promesso: "Prima di Natale". E così è stato.

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