Fact-checking anti Brexit, i tweet dei politici finiscono sui cartelloni pubblicitari

Si chiamano Led by donkeys (guidati dagli asini) e in 36 ore hanno raccolto 50 mila sterline per finanziare una campagna molto particolare per mettere in mostra le bufale, le contraddizioni e le incoerenze di alcuni tra i più noti esponenti dell’attuale classe politica

Led by donkeys riprende una frase diventata celebre nel Regno Unito dopo la Prima Guerra Mondiale. Veniva usata per descrivere il “tradimento” degli aristocratici nei confronti delle classi popolari condannate ad andare in guerra. In questo caso, gli asini sono i politici britannici, ritenuti responsabili del disastro chiamato Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea prevista per il 29 marzo.


E mentre è in atto un esodo dal partito laburista (150.000 membri su un totale di circa 500.000) – in polemica con Jeremy Corbyn per il fatto di non aver appoggiato un secondo referendum o quantomeno non aver definito una visione alternativa all’accordo presentato da Theresa May in Parlamento – un gruppo di attivisti sta sfruttando il valore simbolico di questa frase per mettere in mostra sulle pareti della città di Dover, le bufale, le contraddizioni e le incoerenze di alcuni tra i più noti esponenti dell’attuale classe politica.


Tra questi ci sono varie figure di spicco del partito conservatore tra cui David Cameron, l’ex primo ministro britannico il quale, per primo, aveva promesso nella campagna elettorale nel 2015, che nel caso di una vittoria del suo partito avrebbe indetto un referendum sulla Brexit.

Una promessa fatta nella convinzione che lo schieramento dei Remainer (ovvero chi tra gli elettori e politici britannici voleva rimanere nell’Ue) avrebbe avuto vita facile. Durante la campagna elettorale i conservatori avevano presentato il loro partito come l’unico capace di garantire la stabilità. La strategia retorica era stata di presentare il rivale laburista Ed Miliband come il candidato “del caos”. Una scelta che la storia ha giudicato con severità.

Fact-checking anti Brexit, i tweet dei politici finiscono sui cartelloni pubblicitari foto 2

Tra gli altri politici presi di mira dagli attivisti del gruppo Led by donkeysci sono l’ex segretario della Brexit David Davis e l’attuale Ministro dell’ambiente Michael Gove, entrambi protagonisti di dichiarazioni avventate sui presunti vantaggi della Brexit.

David Davis si è dimesso da ministro, in conflitto con Theresa May, dopo non esser riuscito a far prevalere la sua linea nei negoziati. Michael Gove invece è stato criticato in passato per aver sposato la causa della Brexit per opportunismo politico, come l’ex ministro degli esteri Boris Johnson.

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Anche l’attuale Primo Ministro Theresa May è tra i politici finiti sui cartelloni. Nel suo caso la frase “incriminata” è quella in cui tesseva le lodi ai vantaggi – in ambito di sicurezza e terrorismo – che avrebbe portato la permanenza nell’Unione europea. Inizialmente May era favorevole alla Brexit. Per poi cambiare posizione alla vigilia del referendum.

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Secondo la pagina di crowdfunder del gruppo Led by donkeys il gruppo di attivisti è riuscito ad accumulare quasi 60 mila sterline. Li useranno per comprare gli spazi pubblicitari, per evitare che vengano rimossi come era accaduto inizialmente. Gli spazi costano mille sterline per un mese. Metà del tempo prima della Brexit, sempre che “i leoni” non costringano “gli asini” a cambiare idea.

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