Messico, trovato morto il giornalista Rafael Murúa Manríquez

Direttore di Radio Kashana fm, 34 anni, Rafael Murúa Manríquez aveva ricevuto diverse minacce. Il Messico è il terzo Paese più pericoloso del mondo per i giornalisti dopo Siria e Afghanistan

Aveva 34 anni il giornalista messicano Rafael Murúa Manríquez trovato morto domenica sera nel nord del Messico. Di lui si erano perse le tracce la scorsa settimana, poi il suo cadavere è stato ritrovato in un campo della località di Mulegé, nello Stato di Baja California Sur. Murùa Manriquez, direttore di Radio Kashana fm, aveva ricevuto diverse minacce tanto da essere inserito in un programma di protezione del governo messicano per giornalisti e attivisti per i diritti. Si tratta del primo giornalista morto nel 2019.


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«Questo crimine codardo non resterà impunito». È il messaggio lasciato su Twitter dal governatore dello Stato messicano Carlos Mendoza Davis che ha condannato l'assassinio per mano di sconosciuti e ha espresso solidarietà alla famiglia della vittima e al sindacato dei giornalisti della Baja California Sur.

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Il Messico è il terzo Paese più pericoloso del mondo per l'esercizio della professione giornalistica dopo la Siria e l'Afghanistan. Dal 2000, secondo Reporter senza frontiere, oltre 100 giornalisti sono stati uccisi nel Paese centroamericano, di cui 9 solo lo scorso anno. Alcune di queste morti sono ricollegabili all'attività criminale dei potenti cartelli della droga e alla corruzione politica. La stragrande maggioranza dei casi resta impunita.

Stando all'ultimo rapporto di Rsf, l'anno che si è appena chiuso sarà ricordato come "letale" sul fronte della violenza contro i giornalisti. In 80 sono stati uccisi nel mondo mentre svolgevano il loro lavoro, facendo così registrare un aumento degli omicidi dopo tre anni di calo. L’Afghanistan, con 15 omicidi, è il Paese dove ha perso la vita il maggior numero di reporter. Seguono la Siria, con un 11 morti, il Messico con 9, l'India e gli Stati Uniti con 6 assassini per Paese.

I giornalisti uccisi nel 2018 – «deliberatamente presi di mira e assassinati», come spiega Reporter senza frontiere– sono diventati un simbolo della lotta per la verità, tanto che il Time li ha scelti come «uomo dell’anno». Tra i casi più discussi, si ricorda l’editorialista saudita Jamal Khashoggi, ammazzato il 2 ottobre mentre era dentro il consolato di Riad a Istanbul, ma anche il giornalista slovacco Jan Kuciak, ucciso in casa sua il 21 febbraio.

Messico, trovato morto il giornalista Rafael Murúa Manríquez foto 1

Ansa/Jamal Khashoggi 

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