La nuova politica di Trump: i richiedenti asilo aspetteranno il «verdetto» in Messico

Mentre il primo migrante veniva riaccompagnato alla frontiera, il presidente americano ha annunciato che il numero di militari crescerà di almeno 2000 unità 

Da oggi alcuni richiedenti asilo dovranno tornare in Messico mentre la loro domanda viene esaminata negli Stati Uniti. La nuova politica dell’amministrazione Trump è entrata in vigore il 30 gennaio, quando i funzionari americani hanno scortato il primo di questi migranti alla frontiera. L’uomo in questione, un cinquantacinquenne originario dell’Honduras e richiedente asilo in America, risiederà temporaneamente in Messico e tornerà negli Stati Uniti solo in occasione delle udienze che determineranno il suo diritto all’asilo.


Prima di questa decisione dell’amministrazione Trump, chi chiedeva la protezione internazionale poteva soggiornare sul territorio americano mentre il suo caso veniva esaminato. Secondo i promotori della nuova linea, questo permetteva a molti richiedenti asilo di disertare le udienze e sparire all’interno del Paese.  


Il presidente messicano López Obrador ha dichiarato di trovarsi in disaccordo con questa decisione statunitense unilaterale, ma ha accettato di accogliere i richiedenti asilo e di permettere loro di lavorare in Messico per «proteggere i loro diritti umani». 

A far salire ulteriormente la tensione al confine arriva l’annuncio della presidenza Usa: il contingente militare schierato alla frontiera sarà raddoppiato. In questo momento i militari sono 2.350, ma ne arriveranno minimo altri due mila. 

Per ora le nuove leve si occuperanno di pattugliare zone strategiche e stendere filo spinato, ma il loro ruolo potrebbe cambiare drasticamente. Lo ha dichiarato il nuovo segretario della Difesa Patrick Shanahan, aggiungendo che il Pentagono «sta valutando come usare fondi militari per la costruzione di sistemi difensivi, qualora il presidente Trump dovesse dichiarare lo stato di emergenza nazionale».  

In altre parole, potrebbero essere addirittura l’esercito americano a costruire il muro in uno stato di emergenza nazionale.

 

La nuova politica di Trump: i richiedenti asilo aspetteranno il «verdetto» in Messico foto 2

ANSA |Un’immagine della barriera nelle Otay Mountains, fatta costruire da Obama

 

La costruzione del muro con il Messico è un nodo nevralgico della politica Usa. Dopo che Il Congresso non ha approvato i 5,7 miliardi necessari a costruirlo, sui quali Trump è inamovibile, è iniziato lo shutdown più lungo della storia degli Stati Uniti. Il Governo ha ripreso a funzionare, ma il presidente statunitense ha minacciato di sospendere la tregua. Trump l’ha affermato subito

Fatemi essere molto chiaro, la nostra unica possibilità è costruire un muro potente o una barriera di acciaio. Se il Congresso non ci darà un accordo equo, il governo tornerà di nuovo in shutdown il 15 febbraio o io userò i poteri fornotimi dalle leggi nella Costituzione degli Stati Uniti per affrontare questa emergenza. Avremo un’eccellente sicurezza e vi voglio ringraziare tutti molto. Grazie mille a tutti.

Alle sue parole ha fatto eco il capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney, che ha avvalorato personalmente e concretamente l’ipotesi dello stato di emergenza in mancanza di un compromesso col Congresso 

 

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Secondo la legge americana, in uno stato di emergenza nazionale il segretario della Difesa può utilizzare fondi e personale militari per costruire opere essenziali alla difesa nazionale. Il nuovo segretario della Difesa, Patrick Shanahan, è un manager e non un militare. Al contrario del predecessore Jim “Mad Dog” Mattis, Shanahan è un civile pescato dai piani altissimi della Boeing. A meno di clamorosi colpi di scena, non offrirà resistenze all’utilizzo di soldi e uomini dell’esercito per l’edificazione del muro.

 

La nuova politica di Trump: i richiedenti asilo aspetteranno il «verdetto» in Messico foto 1

ANSA |Patrick Shanahan con la stampa americana

 

In questo scenario, inviare uomini al confine con il Messico non è soltanto un messaggio, rivolto sia all’opposizione che all’elettorato, ma una necessità pratica. Trump è intransigente sui 5,7 miliardi di finanziamenti; se dal Congresso non arriverà una proposta accettabile, il presidente dovrà scegliere tra un nuovo shutdown, consapevole però del duro impatto che il primo ha avuto sulla sua popolarità e sull’economia del paese, o la proclamazione dello stato di emergenza nazionale. 

Questa proclamazione verrebbe accolta dal Congresso con un vero e proprio tumulto costituzionale, paralizzando il governo e il dibattito pubblico. In questo scenario, avere dei militari alle dipendenze del segretario della Difesa già operativi al confine con il Messico potrebbe risultare molto comodo alla presidenza Usa.  

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