«Se vince Alemanno ce li avemo comprati tutti». Le intercettazioni che hanno incastrato l’ex sindaco di Roma

Condannato a sei anni per corruzione, l’ex primo cittadino si proclama innocente. Negli atti dell’inchiesta Mafia capitale la storia dei presunti favori alle cooperative gestite da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati

«Carminati e Alemanno li conosco da trent’anni, li ho conosciuti in carcere. Sa dottore, è come dire che il pm Cascini ha fatto il militare a Cuneo. Ecco, diciamo che ho fatto il militare pure io». A parlare, in un lungo verbale in cui – secondo l’accusa – poco dice e molto tace, è l’inconfondibile Salvatore Buzzi, condannato perché considerato a capo di una galassia di coop che si aggiudicavano appalti con metodi mafiosi. Fin dall’inizio, l’inchiesta Mafia capitale è stata collegata a doppio filo al ruolo dell’ex sindaco Gianni Alemanno, condannato oggi a 6 anni per corruzione, ma che si proclama innocente. Nei giorni della prima retata che dà il via all’indagine “Mondo di mezzo”, Alemanno è tra i perquisiti: accusato di mafia (accusa poi archiviata) oltre che di corruzione. Secondo la procura avrebbe tessuto fin dalla sua elezione una relazione privilegiata con gli esponenti di Mafia capitale, in particolare col braccio “economico” Buzzi e quello “ideologico” Carminati: loro interessati a consolidare il sistema di potere che li teneva in piedi, lui ai finanziamenti e poi all’aiuto costante per la nuova candidatura. Alemanno, dicono le carte, evita quasi sempre i contatti diretti, sia con Buzzi sia con Carminati (che sostiene di non conoscere). Usa invece, ha ribadito il pm Luca Tescaroli nella requisitoria dei giorni scorsi, alcuni intermediari:


  • L’uomo cardine è l’ad di Ama, uomo di stretta fiducia, Franco Panzironi, che per quasi tutto il mandato è anche consulente personale del sindaco. Panzironi, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, da un lato gestisce Ama – la centrale da cui passa la stragrande maggioranza della succose commesse affidate alle coop di Buzzi, spesso con procedura di emergenza – e dall’altro è il segretario della fondazione Nuova Italia, la cassaforte in cui sarebbero stati versati finanziamenti leciti ma comunque oggetto di attività corruttiva.
  • Poi c’è Riccardo Mancini, deceduto, amministratore delegato di Eur spa, finanziatore della campagna elettorale di Alemanno e suo amico fin da ragazzo (quando Alemanno era un astro in ascesa del Msi, Mancini veniva condannato per porto d’armi insieme a Stefano Delle Chiaie). È il frontman tra il sindaco e le imprese ed è anche il più diretto collegamento tra Massimo Carminati e Gianni Alemanno. Mettendosi a fianco Carminati, Buzzi ottiene anche un canale privilegiato con Mancini e quindi per “sbloccare” il dialogo con il Campidoglio, facilitato poi anche da alcuni consiglieri Pdl.

A cosa serve tutta questa rete?

«Il fatturato delle cooperative di Buzzi in relazione all’amministrazione capitolina, dopo la nascita del rapporto con Carminati (2011) aumenta considerevolmente, a partire dal recupero crediti», ha detto il pm Luca Tescaroli nel corso della requisitoria. I numeri lasciano poco spazio ai dubbi: «L’anno prima che Giovanni Alemanno diventasse sindaco, il fatturato della 29 Giugno (la principale tra le coop nell’inchiesta ndr) era di 10 milioni 574.421 euro, al 2013 il fatturato era salito a 25 milioni 824.006 euro. C’è un raddoppio del fatturato tra il 2007 e il 2013, ciò che è interessante è che per 59,78% questo fatturato derivava dall’affidamento di lavori inerenti alla gestione dei rifiuti da parte di Roma Capitale», ha spiegato in aula un ufficiale del Ros.


Le telefonate per le elezioni

Il rapporto è blindato tra le coop e Alemanno. Tanto che al momento delle elezioni del 2013, Buzzi si dirà particolarmente preoccupato che il sindaco possa perdere. I sondaggi danno in vantaggio Ignazio Marino e lui si sfoga: «Se vinceva Alemanno ce l’avevamo tutti comprati, partivamo…. fiuuu! … C’avevamo l’assessore ai Lavori Pubblici, Tredicine doveva sta’ su ai Servizi Sociali, il Verde… Alemanno … che cazzo vuoi de più!». E ancora: «Oh, ma hai visto i telefoni che c’ho io? So’ tutti telefono suoi, me l’ha detto, dice me l’ha dati, qualche problema tu mi chiami». In cambio, Salvatore Buzzi avrebbe investito circa 230mila euro in cene elettorali e finanziamenti, più altri 60 arrivati da cooperative d’area. L’investimento si rivela sbagliato solo in parte: dice l’accusa che anche dopo aver perso le elezioni, l’ex sindaco continuerà a darsi da fare per Buzzi e Carminati. Fondamentale il suo intervento, ad esempio, nelle pressioni per la scelta dei vertici di Ama da parte di una giunta (quella di Marino) durata poco e da subito in difficoltà.

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