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Chi è Antonello Pirotto, l’operaio del Sulcis che ha litigato con Giarrusso in tv

Di Pirotto, in particolare, si ricorda l'exploit televisivo del 2012 quando, ospite della trasmissione Servizio Pubblico di Michele Santoro, l'operaio del Sulcis disse all'ex ministro Castelli di «non rompere i coglioni»

Nella serata di ieri, giovedì 28 febbraio, un operaio del Sulcis si è duramente scontrato con Dino Giarrusso, ex giornalista de “Le Iene”e attuale membro dello staff del viceministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Il video della lite con Giarrusso è divenuto immediatamente virale e in queste ore il pubblico è spaccato pressoché a metà, tra chi sostiene la ex Iena e chi invece prende le parti dell’operaio. Antonello Pirotto, questo il nome del dipendente e Rsu dell’azienda sarda Eurallumina, non è però un personaggio sconosciuto alle cronache. Da quasi dieci anni, Pirotto è il volto simbolo della lotta sindacale degli operai del Sulcis che chiedono allo Stato aiuti per riavviare la produzione di alluminio non solo in Eurallumina, ma anche in tutte le altre aziende sarde, come ad esempio Alcoa, che fanno parte della filiera e che da anni stanno pagando lo scotto della crisi economica.

Di Pirotto, in particolare, si ricorda un exploit televisivo piuttosto famoso: era il 2012 e, ospite della trasmissione Servizio Pubblico di Michele Santoro, l’operaio del Sulcis ebbe un alterco con il leghista Roberto Castelli.«Castelli non rompermi i coglioni», urlò Pirottoall’ex ministro della Giustizia del governo Berlusconi, provocando la fuga dell’esponente del Carroccio dagli studi di La7. In un’intervista concessa nel 2012, con riferimento alla crisi di Alcoa, Pirottospiegò: «Al Governo chiediamo chenon si abbandoni l’alluminio e la Sardegna. Con la chiusura dell’Alcoa si vorrebbe cancellare la storia di 40 anni della filiera dell’alluminio in Italia. Il Paese importa il 90% dell’alluminio, un settore importante per l’economia: se chiudesse l’Alcoa sarebbe la fine completa. Già hanno chiuso altre produzioni di alluminio in Sardegna: alla chiusura del primo impianto 500 lavoratori sono rimasti per strada, poi ha chiuso un secondo impianto mandando a casa 200 persone e, infine anche l’Sms alluminio ha chiuso i battenti lasciando altre 100 famiglie senza lavoro».

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