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Palermo, picchiata e violentata per anni dai genitori: «Meglio morta che lesbica»

«Ho tentato il suicidio tre volte, ma dopo l'ennesimo abuso sessuale sono scappata e li ho denunciati, ero appena diventa maggiorenne.  Quando hanno scoperto che ero lesbica, mi hanno picchiato in testa, sulle gambe, mi davano botte dappertutto», ha raccontato la ragazza

Una storia di ordinaria follia, non si potrebbe definire in altro modo la vicenda accaduta a una ragazzina siciliana di 15 anni abusata e picchiata dai genitori perché lesbica. Secondo quanto racconta il quotidiano la Repubblica, i genitori della giovane avrebbero scoperto tramite alcuni sms le tendenze sessuali della figlia e immediatamente si sarebbero presentati davanti alla sua scuola per prelevarla e riportarla a casa.

A quel punto, la giovane sarebbe stata picchiata e rinchiusa nella sua cameretta in punizione. Purtroppo, i genitori della quindicenne non si sono fermati, arrivando anche ad abusarla sessualmente. La madre le urlava contro «meglio una figlia morta che lesbica» mentre il padre l’ha violentata gridandole: «Tu queste cose devi guardare, non le donne».

Dopo il primo abuso, i genitori hanno anche mandato un sms identico a tutte le sue amiche con scritto: «Buttana, lascia stare mia figlia», distruggendo in seguito il cellulare della figlia. La ragazza, che oggi ha 23 anni, nel corso del tempo ha subito molte violenze sessuali dal genitore e ha trovato la forza di denunciare solamente a 18 anni.

«Ho tentato il suicidio tre volte, ma dopo l’ennesimo abuso sessuale sono scappata e li ho denunciati, ero appena diventa maggiorenne. Mi tagliavo i capelli e vestivo maschile. Quando hanno scoperto che ero lesbica, mi hanno picchiato in testa, sulle gambe, mi davano botte dappertutto», scrive la Repubblica riportando la testimonianza. Una vita vissuta tra maltrattamenti e violenze sessuali, quella descritta nella formale denuncia presentata contro i genitori dalla ragazza siciliana.

Nonostante le accuse, padre e madre negano tutto, contando sull’appoggio dei vicini, che già in passato, quando la ragazza ancora minorenne provava a scappare di casa, avvertivano i genitori affinché potessero trovarla e riprendersela.

«Ero ormai a un bivio: o la vita o la morte. E ho scelto di vivere e di denunciare i miei genitori», ha raccontato la giovane: «Adesso è importante raccontare questa storia, perché tante altre ragazze che vivono situazioni simili alla mia non si scoraggino, non pensino mai di farla finita. Racconto perché anche loro trovino il coraggio di denunciare».

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