«Fuori da qua lesbica», scritta omofoba per la collega in ospedale

«Sono rimasta impietrita davanti a quella scritta sul mio armadietto. Ho fatto fatica a trattenere le lacrime»

«Fuori da qua lesbica!», una scritta con pennarello blu è apparsa sull’anta di un armadietto negli spogliatoi di un ospedale. È accaduto a Lecco (Lombardia): la vittima è una donna di 34 anni, Sabrina, dipendente dell’ospedale Manzoni dove lavora da quasi tre anni.


La reazione

«Sono rimasta impietrita davanti a quella scritta sul mio armadietto. Lo ammetto, ho fatto fatica a trattenere le lacrime – ha spiegato al Corriere – Per due giorni non sono entrata negli spogliatoi. Poi ho deciso di reagire. Ho lasciato la frase sullo sportello. Non sono io a dovermi vergognare, ma chi l’ha scritta. E li è rimasta fino a quando le ragazze della cooperativa che si occupa delle pulizie, dopo un paio di settimane, l’hanno cancellata».


Denuncia contro ignoti

Sabrina ha prima avvertito i sindacati e poi presentato denuncia contro ignoti al posto di polizia che si trova all’interno dell’ospedale. «Ho subito troppo nell’ultimo anno, le occhiate, i commenti, i giudizi. Non mi importava, ormai mi ero quasi abituata, ma questo proprio non me lo aspettavo» ha dichiarato.

Il passato di Sabrina

Sabrina ha quattro figli e, in passato, ha avuto una relazione con un uomo: «Quando un anno fa ho abbracciato una donna e mi è venuta la pelle d’oca, ho capito di aver sempre soffocato il mio vero orientamento sessuale. Poi ho conosciuto la mia fidanzata e le ho fatto la proposta di matrimonio. Quasi contemporaneamente sono iniziati i problemi sul lavoro. Le colleghe sono le più feroci. Già qualcuna mi aveva fatto capire che nello spogliatoio non ero la benvenuta, altre si alzavano se provavo a sedermi accanto a loro in mensa, quella che credevo un’amica mi ha detto candidamente che ero un’altra persona da quando mi ero ammalata. Ma io non sono malata, sono semplicemente innamorata».

La reazione dei sindacati

Sul piede di guerra anche i sindacati: «È un atto esecrabile che va condannato – ha dichiarato Massimo Coppia, segretario sanità Uil del Lario – non è nemmeno un episodio isolato e per quanto possa sembrare incredibile all’ospedale di Merate siamo dovuti intervenire per una dipendente insultata da una collega perché meridionale. Stiamo valutando nuove strategie per la lotta alla discriminazione sofferta da chi è più debole nei posti di lavoro».

Foto in copertina: Giornale di Lecco

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