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L’asse di governo finisce su un binario morto

Tensione altissima sulla Tav nell'esecutivo gialloverde, mentre il presidente del Consiglio Conte si muove sempre più da politico. Di Maio accusa il leader leghista di essere un irresponsabile. Salvini assicura che nessun ministro del suo partito firmerà un decreto per fermare l'opera

«Irresponsabile». «Io vado fino in fondo». La distanza tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sta tutta in queste frasi pronunciate ieri sera dai due leader, dopo l’ennesima fumata nera sulla Tav. Così sulla tenuta del governo, mai messa a rischio apertamente nelle ultime settimane, sono arrivati dei veri segnali di crisi.

A spostare l’asse è stato il presidente del Consiglio Conte, che si è detto «personalmente contrario alla Torino-Lione». Un concetto che l’avvocato del popolo, autoproclamatosi «garante» degli italiani, non aveva mai espresso. La sua è stata una mossa politica che ha spiazzato la Lega.

Il capo politico M5S ha riunito i suoi parlamentari in un’assemblea durata quasi quattro ore. Era da anni che le riunioni tra i 5 Stelle non duravano più così tanto. Ma questo era prima della Tav, una questione certamente molto simbolica, che sta mostrando plasticamente la distanza tra i due alleati di governo, Il contratto, firmato a maggio tra i due partiti era stato piuttosto vago su quel punto e faceva riferimento alla necessità di «ridiscutere integralmente il progetto».

L’assemblea dei parlamentari 5 Stelle

All’assemblea M5S parlano quasi tutti i parlamentari, che si ritrovano molto uniti contro l’alleato-avversario Salvini. «Sono sbalordito, contro la minaccia di una crisi di governo che viene da Salvini, è un comportamento irresponsabile», sostiene Di Maio. A metà dell’assemblea, scende a parlare con i giornalisti il senatore Gianluigi Paragone e lancia l’accusa sibillina verso la Lega: «Il governo del cambiamento non fa entrare Draghi a palazzo Chigi. Ho saputo che Giorgetti ha ricevuto Draghi oggi», In realtà il 7 marzo il governatore della Bce era a Francoforte: il tempo per andare nella Capitale sarebbe stato davvero poco.

La risposta della Lega

Dopo la presa di posizione del presidente Conte, a favore dei 5 Stelle i leghisti tacciono per alcune ore. A parlare è il segretario del Carroccio in televisione e lo scontro si concretizza: «Nessun ministro della Lega firmerà per fermare i lavori della Tav. Se i 5 Stelle con il no alla Tav vanno fino in fondo, ci vado anche io».

I prossimi incontri

Matteo Salvini parlerà tra poche ore in conferenza stampa al Senato, non convocata però sul tema Tav. Il presidente Conte rientrerà a Roma dopo il pomeriggio che passerà a Genova. Si preannuncia un nuovo vertice serale tra lui e i due vicepremier. Il 7 marzo il leader leghista aveva incontrato Conte a Palazzo Chigi per il consiglio dei Ministri disertato da Luigi Di Maio (presente invece il ministro M5S Riccardo Fraccaro) che stava presiedendo a pochi metri di distanza, la riunione dei parlamentari 5 Stelle. Conte e i due vicepremier si erano poi visti tutti insieme l’ultima volta nel tardo pomeriggio al Quirinale, per il Consiglio supremo di difesa, iniziato in ritardo, in modo piuttosto irrituale.

I bandi di Telt

Lunedì 11 marzo è il termine ultimo per far partire alcuni bandi di gara sulla Tav. Già a novembre Italia e Francia avevano siglato un accordo per congelare per un po’ la pubblicazione dei bandi di gara, senza perdere i fondi europei. «La Francia ha sempre rispettato l’auspicio del governo italiano di una riflessione» sul progetto Tav ed è «aperta a una discussione fra partner»: lo dice un comunicato diffuso in serata dalla ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne. Viene proposto il «lancio di bandi per il proseguimento dei cantieri», consentendo di «rispettare il tempo di riflessione» auspicato dall’Italia pur preservando i finanziamenti Ue.

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