Cesare Battisti davanti ai giudici. Comincia la battaglia legale dell’ex terrorista: «L’ergastolo non è applicabile»

Cesare Battisti ha raccontato al giudice di sorveglianza di Cagliari come è avvenuta l’estradizione. Secondo il suo legale va rispettato l’accordo con il Brasile del 2009, che non prevede il carcere a vita

Cesare Battisti ha raccontato che era in Bolivia per «un progetto di scrittura di un libro», quando è stato intercettato dall'Interpol ed è stato riportato in Italia: deve scontare una sentenza di ergastolo per quattro omicidi. Ma se il resto della storia è nota a tutti, per il legale dell'ex terrorista ci sono gli elementi per chiedere la riduzione della pena a 30 anni e bisogna chiarire alcune mancanze nelle procedure di diritto.


La Corte d'assise d'appello di Milano è presieduta da Giovanna Ichino, magistrato che 40 anni fa fu relatrice nella prima sentenza sui Pac, i Proletari armati per il comunismo di cui faceva parte lo stesso Battisti. La Corte dovrà discutere già dal 18 marzo sull'applicazione dell'isolamento diurno per sei mesi, misura che l'ex terrorista sta già scontando nel penitenziario di Oristano.


Incidente di esecuzione

L'avvocato di Cesare Battisti ha avviato l'incidente di esecuzione. Si tratta di uno strumento che serve a verificare se nell'esecuzione della sentenza di condanna siano state rispettate tutte le procedure. Oltre alla forma, in questa parte del processo viene valutato se l'imputato abbia avuto effettivamente la possibilità di prendere parte al procedimento penale.

Così, dopo due mesi nel carcere di Massama (Oristano), il suo legale Davide Steccanella ha invocato l'incidente di esecuzione perché: «pur comprendendo l’estrema urgenza da parte dello Stato italiano di eseguire una condanna risalente a molti anni prima a carico di chi si era fino a quel momento sottratto alla stessa, non si ritiene consentito prescindere dalle procedure di diritto, come i trattati e gli accordi bilaterali, che regolano i rapporti internazionali tra gli Stati sovrani».

La ricostruzione di Battisti

Il 18 marzo, davanti ai giudici della Corte d'assise d'appello di Milano, sarà presentata e messa a verbale la ricostruzione che lo stesso Battisti ha raccontato al giudice di sorveglianza di Cagliari. «Mentre salivo la scaletta sono arrivati gli ufficiali dell’Aeronautica boliviana, e c’è stato un conciliabolo con gli agenti della polizia brasiliana. Siamo quindi rientrati nella sala. Il capo della scorta brasiliana insisteva per ripartire con me, in quando questo era l’ordine che aveva ricevuto» ha detto Battisti.

«Ci sono state varie telefonate e il caposcorta ha sicuramente parlato con qualcuno in Brasile, perché si esprimeva in portoghese. Tutto ciò è durato circa un’ora e mezza, e alla fine la scorta brasiliana è ripartita senza di me. Circa due ore dopo sono entrate nella sala una decina di persone di nazionalità italiana».

Cesare Battisti davanti ai giudici. Comincia la battaglia legale dell'ex terrorista: «L'ergastolo non è applicabile» foto 2

Cesare Battisti per le strade di Cananeia, nel litorale di San Paolo, il 6 settembre 2011. Disse all'Ansa:«Chiedo perdono ai famigliari, ma non sono pentito»

L'ex terrorista ha detto al magistrato che si trovava in Bolivia «per incontrare dei colleghi per un progetto di scrittura di un libro». Lo scorso 12 gennaio l'interpol boliviana è intervenuta per un arresto lampo: «Mi hanno trasportato nei loro locali e un agente mi ha notificato un provvedimento di espulsione dalla Bolivia. Ma mi avevano detto che avevo tre giorni per presentare un ricorso e che la risposta sarebbe arrivata entro i cinque giorni successivi». Non è andata così: «Mi hanno prelevato altri agenti per andare in aeroporto senza fornire alcuna spiegazione».

Battisti ha aggiunto che «gli italiani hanno firmato dei documenti davanti a un ufficiale boliviano, poi mi hanno chiesto di seguirli fino a un minibus che ci ha condotti all'aereo italiano e il decollo è stato immediato. Non mi è stata data risposta, non mi è stato mostrato alcun documento o prova di niente». Il resto della storia la conosciamo: dopo il decollo, uno scalo a Capo Verde per il rifornimento e, il giorno seguente, Battisti è atterrato all'aeroporto di Roma Ciampino e trasportato in carcere.

Cesare Battisti davanti ai giudici. Comincia la battaglia legale dell'ex terrorista: «L'ergastolo non è applicabile» foto 1

A destra, l'avvocato Davide Steccanella dopo un colloquio con Battisti nel carcere di Massama (Oristano), il 15 gennaio 2019

Le richieste della difesa

L'avvocato Steccanella ritiene che debba essere applicato il provvedimento di estradizione emesso dal Supremo tribunale federale del Brasile il 16 dicembre 2009. «Le modalità riferite dal detenuto Cesare Battisti, trasferito da un aereo brasiliano ad uno italiano, confermano che si è trattato di una mera consegna diretta alla polizia italiana di un soggetto estradato dal Brasile. Si impone quindi l'applicazione di quell'estradizione, perché non penso che lo Stato italiano possa eseguire una pena nei confronti di chi è stato condannato per avere violato la legge, senza a sua volta rispettarla».

Per questa ragione, la difesa di Battisti ritiene che la pena dell'ergastolo debba essere commutata in una a 30 anni di carcere. Nell'ordinamento brasiliano, infatti, la detenzione a vita non esiste. L'accordo di estradizione prevede che sia applicata la legge penale del territorio dal quale viene estradato il soggetto condannato. I giudici italiani dovranno quindi esaminare, oltre all'incidente di esecuzione, anche l'istanza di commutazione della pena.

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