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Cesare Battisti avrà l’ergastolo? Il nodo dell’accordo con il Brasile spiegato da Andrea Orlando (che lo firmò)

13 Gennaio 2019 - 16:44 Angela Gennaro
Condannato a due ergastoli per quattro omicidi, se estradato non potrà scontare il carcere a vita, ma un massimo di 30 anni di pena. «Sono le condizioni dell'accordo» tra Italia e Brasile firmato nel 2017, dice l'ex responsabile della Giustizia. «Galera a vita», ribadisce Salvini. 

Cosa succederà a Cesare Battisti dopo l'arresto avvenuto il 12 gennaio in Bolivia? Ci sono tre paesi coinvolti: l'Italia, la Bolivia e il Brasile. E l'obiettivo che questa non sia solo una nuova puntata della lunghissima latitanza del terrorista.

Secondo quanto dichiarato dal premier Conte e le ultime indiscrezioni, Battisti, estradato direttamente dalla Bolivia, arriverà in Italia nel primo pomeriggio del 14 gennaio con un volo del governo italiano. L'aereo dovrebbe decollare nella tarda serata italiana del 13 gennaio da Santa Cruz e giungere nel nostro Paese dopo uno scalo tecnico.

Cesare Battisti, condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi compiuti negli anni di Piombo, se estradato dal Brasile nel nostro Paese non potrà che scontare un massimo della pena di 30 anni di carcere. Lo conferma a OPEN l'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Una questione più di forma che di sostanza: data l'età, non mi sembra ci sia il rischio che torni libero». Battisti ha appena compiuto 64 anni, il 18 dicembre scorso.

Un'assicurazione data al Brasile in due occasioni, conferma a OPEN Raffaele Piccirillo, ex direttore degli Affari di Giustizia dell'allora ministro Orlando. «La prima volta a partire dal 2007 alle autorità giudiziarie che dovevano dare l'estradabilità». Un'interlocuzione che «si è rinnovata a ottobre 2017. Anche lì per via diplomatica e poi terminata con la nostra dichiarazione di impegno» nel 2017.

L'estradizione di Battisti

Mentre la Bolivia parla di una possibile espulsione di Cesare Battisti già nelle prossime ore («È entrato nel Paese con documenti falsi»), anche il Brasile conferma – attraverso un tweet del ministro degli Esteri brasiliano, Ernesto Araujo – di essere al lavoro per l'estradizione dalla confinante Bolivia. «I ministeri della Giustizia e degli Esteri stanno prendendo tutte le misure necessarie, in collaborazione con i governi della Bolivia e dell'Italia, per adempiere l'estradizione di Battisti e consegnarlo alle autorità italiane», scrive Araujo.

Ma cosa succederà a Battisti una volta arrivato (il prima possibile, nelle intenzioni e nelle volontà di Roma) in Italia?

Secondo Raffaele Piccirillo, «l'Italia ha firmato un accordo col Brasile, concluso il 5 e il 6 ottobre del 2017, impegnandosi a garantire che l'ergastolo non sarà applicato a Battisti». In Brasile – dove l'ex terrorista si è visto riconoscere lo status di rifugiato dall'ex presidente Lula – il carcere a vita è vietato dalla Costituzione: «Per cui a Battisti sarà applicata la pena massima di 30 anni». Che è la pena massima prevista dall'ordinamento brasiliano. Il punto è l'accordo di estradizione e il principio di reciprocità che è «prassi nel diritto internazionale», dice Orlando.

Una logica analoga, fa notare Piccirillo, è stata per esempio seguita nel 2016 all'epoca dell'estradizione, dopo 31 anni di latitanza, del camorrista Pasquale Scotti. Il braccio destro di Raffaele Cutolo si era rifugiato in Brasile per sfuggire a due condanne per omicidio. Anche in quel caso l'accordo di estradizione, seguito sempre da Piccirillo, ha previsto che «di fatto non si tratti di un carcere senza uscita». Poi «compete all'autorità giudiziaria che attuerà la pena».

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«Battisti resterà in galera a vita», dice intanto ai microfoni dei cronisti Matteo Salvini. Lo staff del ministro dell'Interno, contattato da OPEN, ribadisce la speranza che Battisti sconti il massimo della pena. Il leader della Lega rivendica il risultato ottenuto, mentre il presidente brasiliano Jair Blsonaro twitta le sue congratulazioni e lo rassicura: «Puoi sempre contare su di noi».

«Se c'è uno che non c'entra niente è il ministro degli Interni: le estradizioni sono seguite soprattutto dal ministero della Giustizia e gestite politicamente dagli Esteri. Poi capisco che lui voglia mettere il cappello su tutto – continua l'ex ministro Orlando – ma la legge e i trattati internazionali dicono altro.

Bonafede ha gestito correttamente questa fase, anche perché fino a qui non c'era stata nessuna lacuna nell'impianto degli atti che avevamo promosso negli anni precedenti. Non si doveva fare nulla di più, la procedura di estradizione era da tempo formalizzata e conclusa. Ora sono solo maturate le condizioni politiche in Brasile».

«Anche noi, nei confronti di alcuni paesi, diamo l'estradizione salvo che per esempio non sia applicata la pena di morte, proibita dalla nostra Costituzione», insiste Orlando. «Abbiamo, ad esempio, appena chiuso un accordo che noi avevamo iniziato e che ha portato a termine ora l'attuale governo con gli Emirati Arabi, per cui estradiamo verso quel Paese a patto che non venga applicata la pena di morte. È una prassi consolidata che un paese non possa applicare una pena superiore da quella prevista dal paese che dà l'estradizione».

E nell'accordo di estradizione firmato a suo tempo con il Brasile, «c'è scritto che noi possiamo applicare solo le pene previste dalla costituzione brasiliana». La scelta era «se avere Battisti e fargli fare 30 anni o lasciarlo in Brasile». Lo conferma in giornata anche l'attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Parlare del passato non ha senso. In quel momento dall'allora ministro della Giustizia è stata fatta una valutazione sul fatto che era meglio averlo per fargli scontare una pena di 30 anni piuttosto che non averlo», conferma Bonafede.

In Brasile «non è previsto l'ergastolo e l'unica condizione era accettare i 30 anni». Ora «stiamo facendo di tutto perché qualsiasi procedura deve iniziare e concludersi nel più breve tempo possibile. Appena atterrato sarà portato immediatamente probabilmente nel carcere di Rebibbia perché è il carcere più vicino all'aeroporto».

«Se non avessimo dato quelle garanzie non ci sarebbe stata la conclusione della procedura di estradizione, perché la corte brasiliana deve valutare la conformità dell'estradizione all'ordinamento brasiliano e ai trattati internazionali», conclude Orlando. L'ex ministro della Giustizia si congratula con l'attuale governo e quello brasiliano. «Anche se temo che sarà l'unico effetto positivo della vittoria di Bolsinaro», chiosa.

Cesare Battisti, «per la cui estradizione lavoriamo da anni, è riuscito a rimanere libero fino a ora per complicità e coperture brasiliane finalmente venute meno. È stato premiato un lavoro pluriennale che noi abbiamo già trovato impostato, che abbiamo proseguito con determinazione e che ora è stato portato a termine da Bonafede. Mi spiace che anche questa vicenda, che potrebbe essere il segno di un punto di unità nazionale, sia occasione di 'polemichine' stupide», dice Orlando.

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