Inchiesta De Vito, trema il Campidoglio: l’assessore all’urbanistica sentito in procura

Luca Montuori è stato sentito come persona informata sui fatti, ma la sua capo segreteria è indagata per corruzione. Accusa di corruzione (prossima all’archiviazione) anche per Daniele Frongia, Assessore allo Sport

Prima l'arresto del presidente del consiglio comunale, Marcello De Vito, poi la notizia che l'ex vice sindaco e attuale Assessore allo Sport Daniele Frongia è indagato per corruzione (anche se l'inchiesta è prossima all'archiviazione) infine la convocazione in procura dell'Assessore all'Urbanistica Luca Montuori, sentito come persona informata sui fatti, mentre la potente capo di gabinetto del suo assessorato, Gabriella Raggi, è stata perquisita perché accusata di corruzione.


L'inchiesta su Marcello De Vito – arrestato per corruzione e traffico di influenze per aver preso soldi dai costruttori Luca Parnasi, Pierluigi e Claudio Toti e Giuseppe Statuto – sembra non essere destinata a fermarsi col suo arresto e con quello del suo socio, l'avvocato Camillo Mezzacapo.


Nel frattempo, dalle circa ventimila pagine allegate all'ordinanza di custodia cautelare, ora depositate agli atti, emergono altri elementi che spiegano i rapporti che il presidente del Consiglio comunale aveva allacciato con alcuni imprenditori. Il più vicino, manco a dirlo, era Luca Parnasi che grazie ai buoni uffici dell'avvocato di fiducia del comune – Luca Lanzalone – era già riuscito ad entrare in Campidoglio dalla porta principale, come ha spiegato l'inchiesta della scorsa estate.

Il sostegno a Roberta Lombardi

De Vito dal canto suo è particolarmente attivo: come scrivono i carabinieri nell'informativa del 11 febbraio scorso è De Vito «a chiedere al gruppo facendo capo a Parnasi un supporto con riguardo alla campagna elettorale di Roberta Lombardi».

Subito dopo Capodanno manda un messaggio all'imprenditore: C'è Roberta Lombardi in tv, dobbiamo riorganizzare. Di li a poco in effetti, viene contattato uno dei collaboratori di Parnasi, De Vito mette in contatto lo stesso Parnasi con l'ufficio stampa della Lombardi e quindi un dipendente dell'azienda viene inviato ad Ostia per discutere direttamente con la Lombardi della campagna elettorale.

Dopo l'incontro, a ridosso della campagna elettorale per la Regione Lazio, il dipendente di Parnasi si attiva per rafforzare la campagna elettorale e "raggiungere i giornalisti che il suo ufficio stampa non raggiunge" spiega ad un amico: "Sono salito a bordo dalla Lombardi", è l'annuncio.

Alcuni articoli di giornale escono davvero come, il 15 febbraio 2018 è Marcello De Vito a scrivere a Parnasi per annunciargli che la Lombardi si è schierata a favore dello stadio della Roma. L'informativa precisa, però, che non ci sono evidenze che la candidata sapesse di aver ricevuto il supporto di una persona stipendiata da Parnasi.

Inchiesta De Vito, trema il Campidoglio: l'assessore all'urbanistica sentito in procura foto 1

Ansa|Luca Parnasi e Pierluigi Toti

In questo incessante scambio di favori, è lo stesso Parnasi a far capire a De Vito – in una intercettazione allegata all'informativa del Nucleo investigativo dei Carabinieri guidato dal colonnello Lorenzo D'Aloja – quanto gli affari, grazie a lui siano destinati ad allargarsi e quanto il progetto di realizzazione di un nuovo stadio del basket nella vecchia Fiera di Roma possa essere un volano per altro.

«Tu sei uno che ha gli umori, tieni conto che io negli ultimi 3 mesi mi hanno proposto almeno 10 nuove iniziative su Roma! La gente dice “Parnasi ha un buon rapporto con i Cinque stelle se fa lo stadio della Roma", allora tutti vogliono prendere un taxi. Non so se mi spiego!»

«Ho un buon rapporto con Frongia ma è intorcinato»

E' nell'ambito di questa stessa conversazione, il 31 maggio 2018 (quindi neppure due settimane prima dell'arresto di Parnasi) che i due parlano in modo molto confidenziale dell'assessore allo Sport, Daniele Frongia, ex vicesindaco.

Frongia è finito iscritto al registro degli indagati per la segnalazione di un nome per un'assunzione, in realtà mai andata a buon fine. In una conversazione proprio con Parnasi, su richiesta di quest'ultimo, aveva fatto il nome di una persona di sua conoscenza per una posizione nella società del costruttore, la Ampersad. Parnasi, sentito a verbale, ha scagionato Frongia dicendo che di quel nome non fece nulla. Ma il dialogo tra De Vito e Parnasi a proposito di lui appare significativo.

Inchiesta De Vito, trema il Campidoglio: l'assessore all'urbanistica sentito in procura foto 2

Ansa|Claudio Toti

L'argomento è sempre lo stadio del basket, quello che per Parnasi – che vuole coinvolgere anche il gruppo Toti – può essere il tassello successivo al nuovo stadio della Roma.

De Vito: «Ne parliamo sabato anche con Paolo così lavoriamo un po' sulla maggioranza” (il riferimento è a Paolo Ferrara dei Cinque stelle ndr) mo riparla adesso con Daniele (Frongia ndr).. rinvialo questo passaggio dell'Eurobasket…»

Parnasi: «Glielo sfumo, glielo sfumo, Siccome Daniele è uno che è una volpe, ha una velocità in testa che… io con Daniele ho un buon rapporto, lui onestamente è un po' come si dice a Roma “rintorcinato”… non capisci mai… io dico sempre “se è sì è sì”»

De Vito: «Ha la modalità del giocatore di scacchi russo… quando ho visto Daniele lui mi aveva posto un'idea, ci potremmo mettere dentro anche il Flaminio…»

A proposito del nuovo stadio della Roma, Parnasi si mostra nervoso. Ed è proprio con una intercettazione in cui parla di stadio che si sfoga con i suoi perché una variante che gli serve (quella che taglia un ponte di accesso al nuovo stadio riducendo fortemente i costi in opere di compensazione) che ammette che il sostegno a Marcello De Vito è anche economico: «Io sto sostenendo tutti quanti, De Vito, Ferrara…».

Inchiesta De Vito, trema il Campidoglio: l'assessore all'urbanistica sentito in procura foto 3

Ansa|Luca Montuori

I rapporti con Montuori

Per funzionare, la rete deve essere costantemente allargata. E infatti a proposito degli investimenti di Giuseppe Statuto – e in parte a proposito dei mercati generali – sia Marcello De Vito sia il suo socio, l'avvocato Camillo Mezzacapo, dicono di aver bisogno di parlare costantemente con la capo di gabinetto dell'assessore Luca Montuori – sentito in procura come persona informata sui fatti – Gabriella Raggi.

Agli atti dell'inchiesta c'è già il fatto che Marcello De Vito, nel corso di un pranzo che la procura valuta decisivo a proposito della riqualificazione dei Mercati generali (anche qui si tratta di approvare una variante che tagli verde pubblico e parcheggi dal progetto originario), il 10 marzo 2017, De Vito chiama Luca Montuori in una delle rarissime telefonate che i due hanno avuto.

La capo segreteria, Gabriella Raggi, appare come persona vicinissima ai progetti di De Vito e di Mezzacapo. E' quest'ultimo a spiegare all'emissario del costruttore Giuseppe Statuto (che ha pagato solo 25mila euro ma ne aveva promessi altri 180) che è persona fidata:

«All'Urbanistica no va beh ma noi ci abbiamo la Raggi no che è la Capo Segreteria sua che genera questa cosa tant'è vero che quando abbiamo fatto la riunione con Giuseppe (Statuto ndr) c'era lei ecco io mi interfaccio con la Raggi che è quella che è stata contattata che gli seguiva questa cosa, tant'è vero che io ce l'ho portato proprio, ce l'ha fatta incontrare. Per fortuna che non l'hanno mandata in pensione».

Pure De Vito ripete di dover parlare con lei per sbloccare alcune faccende. Come Open aveva raccontato anche ieri, Gabriella Raggi è stata perquisita già mercoledì anche nel suo ufficio del comune ed è accusata di corruzione. Montuori è stato ascoltato dalla pm Luigia Spinelli già nel pomeriggio di mercoledì per dare la propria versione sul ruolo di Gabriella Raggi.

Inchiesta De Vito, trema il Campidoglio: l'assessore all'urbanistica sentito in procura foto 4

Ansa|Poste italiane

Un futuro a Terna o all'Enea

Come è noto, sia De Vito sia il suo socio Mezzacapo avevano ben capito che il giro di affari con gli imprenditori romani era destinato a finire, tanto che lo stesso presidente del Consiglio comunale a febbraio scorso proponeva di spartirsi subito almeno i 60mila euro sul conto (in totale ne avrebbero presi circa 230mila). Se la politica era a termine, il progetto dei due era infilare il frontman De Vito in altre aziende importanti, sempre con l'idea di ottenere una parcella anche per la loro società, la Mdl, a copertura di qualche favore. Le più lucrose sembravano Terna e Poste, anche se si sarebbe potuto chiudere un affare anche all'Enea, dicevano più o meno un mese fa, intercettati.

Mezzacapo: «Dopo tutte le pacche sille spalle di Stefano, bisognerebbe cercare di avere o qualche bel mandato… nel mandato Enea della fusione, una cosa 200mila euro… cominciamo a staccare una cosa, oppure un discorso con Fabrizio, quello la che ti dice “aho allora hai finito, guarda chiamo Direttore generale, che ti posso dire… di Terna e tu di Porte e tu vai dentro a fare Poste o nel consiglio di Terna, capito che ti voglio dire»

De Vito: «Si»