La Cassazione scagiona Mimmo Lucano: «Non favorì matrimoni combinati, ma cercò di aiutare la compagna»

Nelle motivazioni dell’annullamento del divieto di dimora a Riace la Corte “assolve” il sindaco dalle accuse di aver agito fuori dalla legge sia nell’assegnazione degli appalti, sia nei presunti matrimoni combinati fra immigrate e italiani. Lucano sarebbe colpevole soltanto, spinto da ragioni sentimentali, d’aver favorito la permanenza della compagna Lemlem in Italia

La Cassazione "scagiona" Mimmo Lucano, almeno per la parte delle indagini che riguarda le irregolarità negli appalti del comune di Riace alle cooperative addette alla raccolta rifiuti. Lo si apprende dalle motivazioni depositate oggi 2 aprile dalla Corte, e relative all'udienza che lo scorso 26 febbraio si è conclusa con l'annullamento, con rinvio, del divieto di dimora a Riace, per il sindaco della cittadina calabrese diventata un simbolo per l'accoglienza dei migranti.


Per la Corte non ci sono indizi che Mimmo Lucano abbia messo in atto «comportamenti fraudolenti» per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti a due cooperative: le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con «collegialità » e con i «prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato».


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Mimmo Lucano – Ansa

La Cassazione rileva inoltre che non solo non sono provate le «opacità» che avrebbero caratterizzato l'azione di Lucano per l'affidamento di questi servizi alle cooperative L'Aquilone e Ecoriace, ma è la stessa legge che consente «l'affidamento diretto di appalti» in favore delle cooperative sociali «finalizzate all'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate» a condizione che gli importi del servizio siano «inferiori alla soglia comunitaria».

Per quanto riguarda invece l'altro filone delle indagini a carico di Lucano, legato all'attività del sindaco per favorire la permanenza della compagna Lemlem in Italia, la Corte rileva che ci sono elementi di «gravità indiziaria». Ma al riguardo bisogna considerare «la relazione affettiva» che intercorre tra i due e lo stato di incensurato di Lucano prima di decidere nuovamente per il mantenimento del divieto di dimora.

Insomma, i giudici sostengono che prima di decidere sul destino di Lucano è necessario valutare che avrebbe agito spinto da sentimenti affettivi (e non per dolo o interesse) e che non è una persona usa a violare la legge. Il sindaco di Riace, si potrebbe sintetizzare, avrebbe violato la legge per amore.

Dalle motivazione sembrerebbe di capire infatti che per la Corte l'unico addebito che si possa fare a Lucano sia proprio questo, ma con «l'attenuante» delle motivazioni affettive. Anche per la questione dell'attivismo del sindaco di Riace nel favorire matrimoni fra immigrate e italiani con il fine di ottenere la cittadinanza, la Cassazione propende per l'assenza di indizi decisivi sulla colpevolezza del sindaco.

Si legge infatti nelle motivazioni che il fatto che «presunti matrimoni di comodo» sarebbero stati «favoriti» dal sindaco non solo «poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare».

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