Il motore dell’Italia ha ripreso a girare? Forse sì

di OPEN

In Italia e all’estero la recessione era data per certa ma gli ultimi dati Eurostat sulla crescita della produzione industriale fanno ben sperare. Ne abbiamo discusso con l’economista Francesco Daveri 

La ripresa dell’economia italiana doveva essere un obiettivo di lungo termine, la parola magica “crescita” un miraggio. Sia il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), sia l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) hanno recentemente emesso giudizi negativi sull’attuale stato dell’economia italiana, rivedendo le stime di crescita al ribasso. Per l’Fmi il +0,6% di gennaio era diventato ad aprile +0,1%. Per l’Ocse invece eravamo già in negativo (-0,2%).


Invece, a sorpresa, gli ultimi dati Eurostat raccontano una storia diversa. Negli ultimi due mesi la produzione industriale in Italia sarebbe cresciuta dell’1,9% nel gennaio di quest’anno, e dello 0,8 a febbraio. Questo in un contesto in cui la Germania rallenta (-0,2% a gennaio, -0,4% a febbraio) e l’Europa nell’ultimo mese è ferma allo zero.


C’è da dire che rispetto all’inizio del 2018 i dati sono meno positivi, ma il risultato resta positivo. Tanto che, come scritto in articolo di Bloomberg, l’Italia è il Paese con il più alto tasso di miglioramento in tutto il blocco industriale. L’Italia quindi può essere ancora considerata il fanalino di coda dell’Europa? Siamo usciti dalla recessione?

Dopo il calo, la ripresa

L’economista Francesco Daveri, professore di Macroeconomia all’Università Bocconi di Milano, è cautamente ottimista: «Credo che l’Italia abbia sofferto un calo di produzione industriale nell’ultimo trimestre dell’anno scorso a causa del pessimismo che ci siamo auto-inflitti per gli annunci di politiche un pò sconsiderate fatte dal governo in autunno: annunci che hanno peggiorato un rallentamento già in atto, in parte importato dall’estero, principalmente dalla Germania». Si parla della Legge di Bilancio del governo, che è stata male accolta dai mercati, portando a una riduzione nella domanda di beni durevoli che ha inciso in senso negativo sulla produzione industriale.

«Adesso che l’orizzonte si è un po’ rasserenato – continua Daveri -, quello che potremmo avere nei mesi che vengono è una forma di assestamento dell’economia. Le borse hanno riprese ad andare bene, lo spread è un po’ sceso – a 250 – rispetto ai picchi di 300: questo dovrebbe portare a un lento ritorno verso a un tasso di crescita modesta». Merito soprattutto di un aumento nelle esportazioni? «Troppo presto per saperlo, dovremmo vedere i dati sui fatturati. Quello che sappiamo è che i dati dell’esportazioni del terzo e quarto trimestre del 2018 hanno indicato un andamento moderatamente positivo».

Prospettive di miglioramento

Quota 100 e il Reddito di cittadinanza potrebbero dunque non avere avuto un effetto negativo sulla crescita. Daveri è cauto: «Va documentato. Il Reddito di cittadinanza può avere un effetto positivo per le persone che avevano reddito zero. Se poi le persone rinunciano a lavorare perché c’è il reddito di cittadinanza, vedremo gli effetti in futuro. Mentre Quota 100 molto probabilmente avrà un effetto recessivo».

Certo, forse è un po’ presto per dire che la recessione è finita. «Si tratta di un’ipotesi rosea – conferma il docente -. Vorrebbe dire che la breve recessione che abbiamo avuto è stato uno stallo, e che adesso magari c’è una forma di ripresa. Quello che conta è vedere nel trimestre quali possano essere le prospettive. Mi sembra che finalmente l’anno è cominciato con numeri positivi».

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