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Ma davvero la Francia ha fatto il doppio gioco sulla Libia?

L'Ue ha chiesto che Haftar fermi la sua avanzata, ma Parigi ha bocciato il documento. Intanto spunta un'indiscrezione su un viaggio del figlio di Haftar all'Eliseo qualche giorno prima dell'inizio dei combattimenti

La domanda è sul tavolo da tempo. A che gioco sta giocando la Francia in Libia? Secondo l'agenzia di stampa Reuters, Parigi avrebbe bocciato un documento dell'Unione Europea che esortava il generale Kahlifa Haftar a fermare l'avanzata su Tripoli. Nel testo c'era scritto che l'attacco avrebbe «messo in pericolo la popolazione civile, interrompendo il processo politico e rischiando un'ulteriore escalation con gravi conseguenze per la Libia e l'intera regione, compresa la minaccia terroristica».

Ma dall'Eliseo è arrivata la smentita. La portavoce del ministero degli Esteri, Agnes von der Muhll, ha spiegato che la Francia avrebbe voluto rafforzare tre punti del documento: quelli sullo stato dei migranti, sul coinvolgimento nel conflitto di gruppi sanzionati dall'Onu per terrorismo, sulle iniziative per raggiungere una soluzione politica del conflitto, con l'appoggio dell'Onu. Ma questo è solo l'ultima ambiguità da parte del governo francese.

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Ansa|Milizie di Misurata si preparano ad unirsi alle forze appoggiate dall'Onu

L'accusa alla Francia di aver appoggiato Haftar – nonostante la linea ufficiale di appoggio internazionale al governo Sarraj – è un'accusa che parte da lontano, da quei bombardamenti su Tripoli nel 2011.

Ormai la storia la conosciamo, fu un intervento coordinato tra Francia, Regno Unito e Stati Uniti a mettere fine alla dittatura di Muammar Gheddafi, a seguito delle proteste che, sull'onda della Primavera Araba, si erano scatenate nel Paese.

Ciò che è venuto dopo è diventato un regolamento di conti tra Tobruk e Tripoli e una spartizione del Paese tra Haftar e Sarraj. E la Francia non sembra far mistero su chi abbia puntato.

Nel luglio del 2016, quando un elicottero francese con tre militari a bordo si schiantò nei pressi della città orientale di Bengasi, Parigi fu costretta a confermare, per la prima volta, che le sue forze speciali stavano operando in Libia.

Da lì Macron non ha mai negato di aver fornito supporto miitare e di intelligence ad Haftar contro i terroristi islamici e l'immigrazione clandestina. Un supporto che non nascose neanche nel 2017, quando Haftar prese il controllo di Bengasi.

Ma davvero la Francia ha fatto il doppio gioco sulla Libia? foto 1

Ansa|Il generale Haftar con il premier Giuseppe Conte

Con l'elezione di Macron, il coinvolgimento francese nel dossier libico si è intensificato: la Francia si è proposta come mediatore tra Haftar e Serraj, ma ora sul suo ruolo spuntano nuove indiscrezioni.

Con il riaccendersi dei combattimenti tra Tripoli e Tobruk. Macron, secondo quanto riporta la Repubblica, avrebbe incontrato personalmente Saddam Haftar, il figlio del generale impegnato nei combattimenti in Libia.

L'incontro sarebbe avvenuto il 4 aprile, quattro giorni prima del viaggio dello stesso Haftar a Roma. Un incontro in cui il figlio dell'uomo forte della Cirenaica avrebbe rivelato al presidente francese i suoi piani di attacco ottenendo il benestare del Capo dell'Eliseo. La presenza a Parigi di una delegazione libica è solo un'ulteriore prova di quanto i rapporti tra Haftar e Macron siano stretti.

Nell'intervento del 11 aprile alla Camera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha definito la crisi libica il «frutto di debolezze strutturali del contesto locale ma anche di influenze esterne che non sempre sono andate nella direzione della stabilizzazione».

Un riferimento non troppo velato a Parigi che sulla crisi libica, col suo appoggio ad Haftar e il riconoscimento di Sarraj, viene accusata di doppio gioco. Ma forse Parigi sta giocando come ha sempre fatto: a carte scoperte.

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