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Caso Siri, scontro sull’intercettazione decisiva: esiste o no? Eccome: oggi sarà pubblica

26 Aprile 2019 - 07:57 Redazione
Il senatore leghista e sottosegretario di Stato Armando Siri è indagato per corruzione. L'accusa si basa su delle intercettazioni della Dia che parlerebbero di 30 mila euro fatti recapitare a Siri da Paolo Arata in cambio di un incentivo a sostegno del minieolico. Sull'esatto contenuto del dialogo si sono scontrati Corriere della Sera e La Verità

«L'intercettazione che accusa Armando Siri di essersi fatto corrompere con 30 mila euro non esiste». Così inizia il mini j'accuse di Maurizio Belpietro, in prima pagina sul suo quotidianoLa Verità il 25 aprile. Belpietro contesta il fatto che nelle intercettazionisul caso di Armando Siri, senatore e sottosegretario di Stato leghista indagato per corruzione, l'imprenditore Paolo Arata dicesse la testuale frase (a proposito di Siri):«Ci è costato 30mila euro», così come riportato dal Corriere della Sera e da altri giornali.

Un'accusa che non era piaciuta alCorriere della Sera,che ha pubblicato il provvedimentodel pubblico ministero Mario Palazzi, sul sito internet:«Armando Siri è indagato […] per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, asservendoli a interessi privati […] proponendo emendamenti contenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto "minieolico" – riceveva indebitamente la promessa e/o dazione di 30.000 euro da parte di Paolo Franca Arata […]».

Caso chiuso? Per Belpietro non è così. Il 26 aprile dalle colonne deLa Veritàil giornalista torna all'attacco. Facendo un salto logico: la frase che dice il Corriere della Sera non esiste e, dunque, non c'è agli atti nessuna altra frase che possa rappresentare una "pistola fumante" in grado di mettere pesantemente sotto accusa Armando Siri.

«Se il pubblico ministero avesse avuto in mano un'intercettazione in cui Arata "confessava" al figlio di aver pagato Siri, l'avrebbe riportata nel provvedimento oppure no? Avrebbe scritto che l'ipotesi di accusa era di "essersi fatto indebitamente promettere" 30 mila euro o avrebbe scritto che l'ipotesi era una tangente di 30 mila euro, supportata da un'intercettazione di Arata?».

E la vicenda non finisce qui. Anche Fiorenza Sarzanini delCorriere ha replicato alla querelle sul giornale del 26 aprile, spiegando chele intercettazioni esistono eccome. Il provvedimento dei magistrati si basa sui dati forniti da parte della Dia che avrebbe intercettato, tramite una cimice nel cellulare di Paolo Arata,una lunga conversazione avuta con il figlio Francesco in cui il padre spiegava per filo e per segno le norme che Armando Siri si sarebbe apprestato a cambiare, citando per giunta, esplicitamente, i famosi 30 mila euro.

In sintesi: anche se la frase non fosse testuale, la sostanza non cambia di molto – dice il Corriere. Che parla anche di «tentativi di delegittimazione arrivati da più parti». Di quelle intercettazioni Armando Siri sarà chiamato a rispondere sia dalla magistratura, sia del premier Giuseppe Conte nel loro incontro di lunedì.

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