La Thailandia ha un nuovo Re, il racconto di un graphic novel italiano – L’intervista

Abbiamo intervistato Claudio Sopranzetti, antropologo italiano e autore del graphic novel Il Re di Bangkok finito sulla blacklist della monarchia per il suo lavoro sulla rivoluzione delle Camicie Rosse

Nei giorni scorsi le foto del principe thailandese Maha Vajiralongkorn con la sua sposa, un ex assistente di volo diventata poi guardia del corpo personale e infine, moglie e Regina, hanno fatto il giro del mondo. Adesso il principe sarà incoronato Re Rama X, nonostante siano passati già più di due anni dalla morte di suo padre nel 2016. L’incoronazione aprirà una nuova fase storica, almeno dal punto di vista della periodizzazione della monarchia, ma non dovrebbe cambiare molto nel suo Regno. Se non il fatto di legittimare ulteriormente la sua ascesa e quella del regime militare che una volta lo temeva ma che invece adesso lo sostiene. 


Due anni prima della morte del padre, nel 2014, c’è stato un colpo di Stato che ha portato al potere la giunta militare che tuttora governa il Paese. Si è concluso cosi un ciclo politico iniziato con l’ascesa del magnate delle comunicazione Takhsin Shinawatra nel 2001, continuato dopo il suo esilio dal movimento delle Camicie Rosse (thailandesi, non garibaldine) e l’elezione a Primo ministro di sua sorella nel 2011, e finito tre anni dopo. Si è trattato del 12esimo colpo di stato in meno di 80 anni, da quando, nel 1932 la Thailandia passò dall’assolutismo alla monarchia parlamentare. 


La Thailandia ha un nuovo Re, il racconto di un graphic novel italiano - L'intervista foto 1

In quegli anni Claudio Sopranzetti, antropologo esperto di Thailandia e più recentemente co-autore di un graphic novel intitolato Il Re di Bankok (Add Editore), seguiva i tassisti della capitale che nella rivoluzione giocarono, a suo avviso, un ruolo fondamentale, ostacolando la mobilità urbana e creando non pochi problemi al regime. 

Da allora il regime ha smantellato il movimento delle Camicie rosse, accentrando ulteriormente il potere, usando le leggi di Lesa maestà per silenziare nemici e oppositori. Anche gli intellettuali e commentatori stranieri sono stati puniti. Lo stesso Sopranzetti è finito su una lista di osservati speciali del ministero degli esteri, fatta trapelare alla stampa. Da allora non è piu tornato in Thailandia e i suoi libri sulla rivoluzione sono spariti dagli scaffali.

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 Ansa / Le Camice rosse protagoniste della rivoluzione del 2010

Ma la curiosità per il Paese al quale ha dedicato, quasi accidentalmente, anni di studio – il suo interesse nasce con una tesi su un antropologo, Stanley Tambiah, a sua volta studioso della Thailandia, poi gli anni di studio della lingua, e infine oltre 10 anni di ricerca d’archivio e antropologica nel Paese, compresi quelli delle proteste – resiste, anche per alcune somiglianze con l’Italia. «Possono sembrare Paesi molto diversi ma hanno alcune cose in comune: in entrambi le istituzioni religiose hanno giocato un ruolo fondamentale come argine al comunismo – spiega Sopranzetti – e in entrambi, i grandi investimenti fatti dagli Stati Uniti hanno portato, oltre alla diffusione di nuovi fenomeni corruttivi, anche all’ascesa di una nuova élite industriale che, come nel caso di Takhsin, ricorda quella di Berlusconi in Italia. Anche lui parlava del fatto di gestire la Thailandia come se fosse un’azienda». 

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Il Re di Bangkok (Add Editore) 

La trasformazione economica della Thailandia, l’urbanizzazione mostruosa della sua capitale e l’inquietudine dei suoi residenti fanno da sfondo al graphic novel che parte dagli anni ‘80 e ‘90 e culmina nella delusione del movimento delle Camicie rosse tramite il racconto della vita di un migrante economico, arrivato a Bangkok, partito e poi tornato nuovamente, seguendo il fluttuare del ritmo de lavoro, del lavoro della sopravvivenza. «Volevamo raccontare un’altra Thailandia rispetto a quella che si vede spesso nei media, fatta di spiagge immacolate e di prostituzione». E degli sfarzi della sua monarchia.

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 Il Re di Bangkok (Add Editore) 

Sono sfarzi che caratterizzano il nuovo monarca – noto per i suoi eccessi e abitudini edoniste – ma che in realtà nascondono una personalità più complessa. «È molto facile raccontare il nuovo Re con modi stereotipati che non lo rappresentano del tutto – spiega Sopranzetti.- Si tratta di un Re che è arrivato al potere con una forma di legittima paranoia visto che l’entourage del Padre ha espresso tiepida diffidenza nei suoi confronti, sia internamente al Palazzo, sia con ambasciatori stranieri, con osservatori internazionali e via dicendo.»

Circa dieci anni fa, in una sorta di Wikileaks thailandese, era trapelato che lo stesso Re nutriva dubbi e incertezze nei confronti del figlio, considerato la pecora nera in famiglia. Si era addirittura parlato della possibilità di far subentrare sua sorella al suo posto. Una volta arrivato al potere il suo primo passo è stato quello di eliminare dal consiglio regale i fedeli al padre. «In questo ha dimostrato di essere un operatore molto raffinato e selettivo. È sicuramente una persona molto umorale, che è passato da momenti di grande apertura ad altri di grande chiusura. È l’antitesi del padre, che è stato storicizzato come una figura super partes, un uomo del popolo.» Un Re meno romanzato della realtà.