Dalla piazza per Noemi, il figlio del boss Piccirillo: «La camorra è una montagna di merda»

Il coraggio del 23enne: «Voglio lanciare un messaggio ai figli dei camorristi. Amate sempre i vostri padri, ma dissociatevi dal loro stile di vita. Perché la camorra è ignobile, ha sempre fatto schifo e non ha mai ripagato»

Dopo la sparatoria in cui è rimasta ferita una bambina di 4 anni, Napoli si risveglia: alza la voce contro la Camorra, un male che da decenni tiene sotto scacco la Campania. Tra le centinaia di persone che gridano «disarmiamo Napoli», «camorristi infami», c’è un figlio di quell’ambiente malavitoso.


Suo padre, Rosario Piccirillo, detto 0′ Biondo, è stato arrestato nel 2009. Antonio, ricci chiari e una barba folta, aveva già preso le distanzedal suo genitore: «Mi ha reso la vita un inferno». Il 5 maggio, per Noemi, che lotta in ospedale dopo essere stata colpita da un proiettile, ha ribadito ad alta voce il concetto: «La camorra è una montagna di merda».


«Io sono Antonio Piccirillo, – esordisce in piazza Nazionale il figlio 23enne del boss – mio padre, Rosario Piccirillo, ha fatto scelte sbagliate nella vita.È un camorrista. E io voglio lanciare un messaggio ai figli di queste persone: amate sempre i vostri padri, ma dissociatevi dal loro stile di vita. Perché la camorra è ignobile, ha sempre fatto schifo e non ha mai ripagato».

Durante il sit-in per la legalità, indetto a Napoli nel luogo dove venerdì 3 maggio è avvenuto l’agguato criminale, il messaggio più forte è sicuramente il suo.

«Essere figlio di un camorrista significa non vivere bene, e io sono stanco di non vivere bene. – dice Antonio Piccirillo al Corriere – Voglio vivere all’insegna di valori che un giorno potrò trasmettere ai miei figli affinché abbiano una vita diversa dalla mia. È per il mio futuro che ho scelto di non vivere come mio padre e altrettanto vorrei che facessero tutti i figli dei camorristi. Perché la vita da camorrista è una vita che fa schifo».

Il giovane, che oggi lavora in un bed & breakfast, è venuto allo scoperto«perché non voglio che altri facciano questa fine, non voglio più che altri si rovinino come tanti ragazzi. Ma la gente non sa, tantissimi ragazzi non sanno la vita che si fa davvero. – racconta a Repubblica -Io mio padre l’ho visto da tanto tempo con gli occhi spenti, con la morte dentro.

E pensi: “nemmeno i soldi per andarlo a trovare mi ha lasciato”. Si chiamano tutti boss, ma alcuni si arricchiscono e comunque fanno una vita di merda, mentre altri i soldi li bruciano per avvocati, latitanze, casini». E poi conclude:«Cosa dice mio padre della mia decisione di allontanarmi da quell’ambiente? Che questa mia decisione ha dato un significato a tutte le cazzate che ha fatto lui»

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