Lunedì in commissione alla Camera la bomba conflitto di interessi

di OPEN

Il Movimento 5 Stelle pronto a mettere in scacco la Lega su un provvedimento storicamente sgradito a Berlusconi per scardinare l’eventuale alleanza del centrodestra post europee. E il Pd che farà?

Il Movimento 5 Stelle dopo la vittoria sul caso Siri, sembra voler continuare la sua riconquista di spazio ai danni dell’alleato leghista. Le europee si avvicina e in questi giorni i pentastellati hanno trovato dalla cronaca frecce al loro arco che potrebbero aiutarli a risalire nei sondaggi: le inchieste sulla corruzione in Lombardia, oltre alla vicenda che coinvolge l’ormai ex sottosegretario Siri, ma anche il “sistema Montante”. All’indomani delle elezioni europee, se i sondaggi verranno confermati, il Movimento 5 Stelle rischierebbe di essere messo in scacco da un’alleanza di centrodestra, quella che ha trionfato alle ultime elezioni regionali, che potrebbe avere, numeri alla mano, una potenziale maggioranza alle eventuali elezioni anticipate.


Forse nessun rischio imminente, neanche in quel caso. Ma Di Maio si vedrebbe costretto ad abbozzare alle iniziative del leader leghista, pena la fine dell’esecutivo Conte. E allora il tentativo: cercare di entrare con un cuneo nella possibile alleanza fra Lega e Forza Italia attraverso la proposta di un provvedimento sgradito a Silvio Berlusconi. E da qui il grande classico: il conflitto di interessi. Il movimento ha presentato un provvimento ad hoc che verrà esaminato in commissione alla Camera già lunedì. Di Maio non ha certo nascosto il significato politico dell’operazione invitando sia la Lega che il Pd a votare la legge.


Così anche una telefonata tra Salvini e Berlusconi, che il vicepremier assicura trattarsi soltanto di una cortesia in seguito alle dimissioni dell’ex premier dopo il ricovero ospedaliero, fa nascere unna selva di retroscena, con il Cavaliere che sarebbe battagliero per bloccare ancora una volta il tanto temuto provvedimento che potrebbe colpire il suo impero economico.

Anche il Pd rischia di trovarsi in difficoltàdi fronte a una riproposta del conflitto d’interessi, mai portato a compimento durante i governi di centrosinistra e simbolo, soprattutto cinque anni fa, della scalata dei 5 Stelle all’elettorato anti-berlusconiano. Difficile capire come si porrà il nuovo corso Zingaretti davanti alla questione: e se un’apertura sia l’inizio di un’atteggiamento meno conflittuale fra Pd e M5S, in vista, chissà, di possibili future alleanze. Tra le due forze politiche ci potrebbe essere inoltre un’altra intesa su un tema in cui nel governo si è più seriamente rischiata la frattura all’interno del consiglio dei ministri: il Salva Roma.

Molto dipenderà da cosa verrà inserito (e cosa escluso) dalla legge stessa. Nel Pd già si cerca il contropiede mettendo sul tavolo un altro conflitto, interno al Movimento 5 Stelle: quello sulla gestione della piattaforma Rousseau, in mano al privato Davide Casaleggio, e dei contributi versati dai parlamentari alla fondazione omonima. Se compromesso sul tema ci sarà, potrebbe essere veramente il banco di prova di un ribaltamento dello scenario politico nazionale. Insomma, se Di Maio deciderà di tirare dritto su una legge sul conflitto di interessi i risultati delle elezioni europee potrebbero dirci qualcosa di diversi da quello che ci siamo aspettati fino a oggi: non un ribaltamento delle forze fra Lega e 5 Stelle, o non soltanto questo, ma anche l’apertura di una nuova fase e forse un nuovo bipolarismo.