Contro il divieto in Alabama, #Youknowme: storie di donne che hanno abortito

Su Twitter spopola un nuovo hashtag di protesta. Decine di storie di donne che hanno abortito per proteggersi da un fidanzato violento, per evitare una vita considerata troppo difficile per il proprio nascituro, o perché avevano subito uno stupro

Le donne non ci stanno. La legge approvata in Alabama permette di abortire soltanto quando la loro salute è in pericolo. In tutti gli altri casi – dallo stupro all’incesto – l’aborto è vietato, nonostante le normative federali consentano di interrompere la gravidanza fino alle 24esima settimana di vita. La norma ha suscitato rabbia e sdegno, tanto tra i politici, come la deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez, quanto tra i cittadini comuni.


Su Twitter centinaia di donne americane hanno cominciato a condividere le loro storie, come nel caso del #Metoo, il movimento – diventato globale – per denunciare le molestie subìte dalle donne non solo a Hollywood e nell’industria cinematografica, ma anche nella vita quotidiana di tutte e tutti. Il nuovo hashtag è #youknowme (Tu mi conosci) e raccoglie le storie di chi ha deciso di abortire per le ragioni più svariate.


Contro il divieto in Alabama, #Youknowme: storie di donne che hanno abortito foto 1

Twitter |Alcune delle storie raccontate su Twitter con l’hasthag #Youknowme

Tra queste c’è anche chi rivendica il diritto di poter disporre liberamente del proprio corpo e quindi, in base a questo principio, di poter abortire. Oppure c’è il caso di Marlene che racconta di aver abortito nel 1977 nonostante il concepimento fosse avvenuto nel contesto di un rapporto felice con suo marito, perché all’epoca entrambi non erano in grado di sostenere la spesa che un fìiglio comporta.

Altre donne, come Vanessa Lannister, riprendono invece un’argomentazione cara agli oppositori della legge secondo cui le donne non smetteranno di abortire ma saranno semplicemente costrette a farlo in condizioni di clandestinità.

Lo sdegno diffuso per l’approvazione della legge è alimentato dal fatto che a decidere della sorte di migliaia di donne siano stati 21 uomini, nonostante la governatrice del Paese sia una donna. Dunque, una maggioranza di senatori di sesso maschile ha approvato una misura sulla quale adesso sarà chiamata a esprimersi la Corte suprema degli Stati Uniti visto che contraddice apertamente quanto stabilito nel caso Roe Vs. Wade con il quale venne legalizzato l’aborto nel 1973.

La protesta riprende quanto già in atto nel vicino stato della Georgia dove, in seguito a una legge che vieta l’aborto dopo la sesta settimana di vita del feto – che dovrebbe corrispondere al momento in cui il feto sviluppa un battito cardiaco – le donne hanno indetto uno sciopero del sesso come risposta all’appello dell’attrice di Streghe, Alyssa Milano.

Leggi anche: