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Scontri a Genova, il pm del G8 accusa la Polizia: «Perché accanirsi sulle persone a terra?»

Per il sostituto procuratore Zucca l'atteggiamento degli agenti non è cambiato: «Chi dice che è stata voltata pagina?»

Usa parole durissime Enrico Zucca, il sostituto procuratore di Genova che ha indagato sulle violenze della polizia al G8 del 2001. Il magistrato crea un parallelo fra gli scontri del 23 maggio fra le forze dell’ordine e i manifestanti antifascisti e quelli della «macelleria messicana» della scuola Diaz.

Per il magistrato, quando la Polizia interviene nei cortei, come accaduto il 23 maggio in occasione del comizio elettorale di CasaPound «ci sono delle costanti che si fa fatica a comprendere».

Quello che fa impressione, dice, «è che un poliziotto, pur nel non facile contrasto verso azioni anche violente, debba utilizzare la forza a sproposito. Il pensiero va al G8. Chi dice che è stata voltata pagina?»

Il magistrato ha fatto riferimento in particolare a un episodio specifico: quello delle manganellate a un giornalista di Repubblica, sul quale gli agenti si sono scagliati anche quando era a terra: «Mi chiedo: perché infierire e accanirsi con persone già a terra?», dice Zucca.

«Non ci sono giustificazioni di modalità operativa o di concitazione. Diventa così un modo che appare ritorsivo», una sorta di «uso della forza che fa presupporre un non ponderato uso di questo mezzo».

Una posizione evidentemente diversa da quella del Questore di Genova che, dopo aver chiesto scusa al giornalista, aveva dichiarato: «Ci è stato tirato di tutto addosso: da fumogeni a biglie, bastoni, pietre e quant’altro. Non abbiamo reagito, abbiamo atteso con pazienza».

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Immagine di copertina, foto di repertorio – Ansa

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