L’Ue abbandona l’Italia sull’immigrazione?

L’Italia spende miliardi, l’Europa milioni. A prima vista, c’è una sproporzione. Ma le cose non stanno proprio così

Il primo punto da tenere in considerazione per rispondere a questa domanda è il desiderio di riformare il regolamento di Dublino in tema di immigrazione e accoglienza, una convenzione che determina quale Stato membro sia competente per l’esame della richiesta di asilo dei migranti.

La proposta di riforma presentata dalla Commissione europea – di cui è Presidente Juncker – si impegna a far rispettare il principio di solidarietà dell’Unione europea, ma non tutti sono d’accordo.

L’obiettivo è quello di prevedere una ridistribuzione obbligatoria tra gli Stati membri, ma al momento sia l’Italia che la Spagna non concordano sul mantenere le responsabilità del Paese di primo arrivo e alcuni Stati, come l’Ungheria e l’Austria, si rifiutano di dare una mano.

Dall’altra parte ci sono i fondi. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle finanze, la spesa prevista per l’accoglienza dei migranti nel 2018 era di circa 4,7 miliardi di euro.

L’Unione europea, nello stesso periodo, ha contribuito con appena 80 milioni di euro, un dato che farebbe preoccupare e dare ragione a chi sostiene che veniamo abbandonati economicamente sul campo immigrazione. Perché si sostiene, dunque, che i fondi per l’immigrazione vengono dati dall’Unione europea? La questione è ampiamente tecnica.

Bisogna sapere che le spese sostenute dal nostro Paese per l’immigrazione vengono riportate nella sezione «Spese per la clausola di eventi eccezionali»: in questo modo, possiamo scorporarle dai normali vincoli di bilancio concordati nel Patto di bilancio europeo – formalmente Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria – firmato nel 2012.

In sintesi, quando si parla dei miliardi «provenienti dall’Ue per l’immigrazione» in realtà non c’è un trasferimento di denaro dall’Unione all’Italia, infatti la somma non viene conteggiata nel computo del debito e del disavanzo pubblico.

La nave Aquarius delle ong Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere è appena entrata nel porto di Valencia. A bordo ci sono 106 dei 629 migranti che erano stati soccorsi sabato scorso al largo della Libia, 17 giugno 2018. ANSA/GUIDELLI

Alcune curiosità. Per accompagnare la nave Aquarius in Spagna nel 2018 sarebbero stati spesi 200 mila euro dal nostro Paese, soldi prelevati dai fondi destinati dall’Unione europea.

Bisogna ricordare che l’Unione europea contribuisce nelle spese della gestione dei flussi migratori anche nei confronti delle forze dell’ordine operanti nel settore. Per gli straordinari degli agenti la Commissione europea, in accordo con il ministero dell’Interno nel 2017, aveva stanziato 13,1 milioni di euro. All’interno del sito del Ministero dell’Interno è possibile consultare l’area relativa al Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami):

La dotazione originaria prevista per l’Italia era pari ad € 310.355.777,00. Attualmente le risorse complessive, riferite all’ultima versione approvata del PN, ammontano a € 394.185.470,00 di quota comunitaria, cui si aggiunge una pari somma di risorse nazionali.

L’Italia gestisce più migranti rispetto agli altri Stati membri? Secondo i dati pubblicati nel 2018 dalla Commissione europea, su 1,2 milioni di richieste di asilo nell’Unione europea nel 2016 il 60% sono state registrate in Germania, in Italia il 10% e in Francia il 6%.