Cavargna: viaggio nel borgo più leghista d’Italia, dove un solo elettore ha votato Pd

In questo piccolo paesino immerso nelle montagne, tra il lago di Como e la Svizzera, la Lega ha trionfato alle Europee con l’86,79% dei voti

Fausto ha quarantatré anni e non ha un lavoro, «spacco legna che nessuno compra». Sono le quattro di pomeriggio di un mercoledì, l’ultimo di un maggio freddo, e lui sta seduto con due compaesani, nell’incavo tra la via principale di Cavargna e l’uscio della casa di uno di loro. Quattro chiacchiere e una bottiglia di rosso: «Cosa dobbiamo fare? Tiriamo a notte».


Le loro sono le uniche voci che che riempiono l’aria pulita di questo borgo di duecento anime immerso nelle montagne che separano la Svizzera dal lago di Como. Il 90% degli abitanti sono frontalieri, lavorano nella vicina Lugano come muratori, commesse o piastrellisti. Lasciano Cavargna ogni mattina prima dell’alba imboccando i ripidi tornanti che la isolano dal resto del mondo, per rincasare la sera.


Credits: Niccolò Natali per Open Cavargna, piazza principale

Nel 2014 il paese aveva attirato l’attenzione dei media perché additato come il «più povero d’Italia». Le dichiarazioni di redditi quasi inesistenti da parte dei cittadini non derivavano però da condizioni di estrema indigenza quanto dal fatto che la stragrande maggioranza della popolazione lavora e paga le tasse in Svizzera. Cinque anni dopo, Cavargna è finita di nuovo sotto i riflettori, questa volta perché si è guadagnata l’epiteto di «paese più leghista d’Italia». Alle elezioni europee del 26 maggio, l’86,79% dei votanti ha scelto la Lega di Matteo Salvini. Maggioranza bulgara che nonostante i pochi voti espressi (108 votanti) è valsa al borgo i ringraziamenti del ministro dell’Interno.

Credits: Niccolò Natali per Open Cavargna

Giuliano, 73 anni e una vita da manovale in Svizzera alle spalle relativizza il fervore leghista del paese: «Non è mica che siamo contrari agli altri partiti, abbiamo votato sia un partito sia un altro ma siamo stati sempre un po’ abbandonati». Per anni a Cavargna il Partito Socialista è stato al secondo posto dopo la Democrazia Cristiana; ora in tutto il paese è rimasto un solo elettore del Partito Democratico. «Adesso tutti hanno votato il Salvini per vedere se si può migliorare la situazione del nostro paese perché ci sentiamo un po’ tagliati fuori», aggiunge Giuliano. Delle sei strade che collegavano Cavargna ai paesi circostanti ne sono rimaste due, di cui una spesso inagibile.

Credits: Niccolò Natali per Open Giuliano, 73

«D’inverno la provincia fatica a mandare il sale per le strade, quando devono fare il rally sistemano il chilometro che gli serve, ma non il resto», spiega Pierangelo, che contrabbandava sigarette e cioccolato dalla Svizzera prima di iniziare a lavorare stabilmente come muratore a Lugano. «Un tempo in paese c’erano cinque osterie, tre forni, sei negozi, ora è rimasto solo un bar che spesso è chiuso» aggiunge il settantanovenne, responsabile del museo civico locale e appassionato di moto da trial.

Credits: Niccolò Natali per Open L’ex alimentari di Cavargna
Credits: Niccolò Natali per Open Pierangelo, 79

Il bar di Oscar, l’unico rimasto nel paese, non fa più credito. Durante la settimana i suoi clienti sono solo cinque o sei muratori, «Il weekend un po’ meglio, ma è dura, si tira a campare». Il bar l’ha ricevuto dalla madre, che a sua volta l’ha ereditato dal padre, insieme a uno dei forni e a un alimentari, chiusi uno dopo l’altro. Ora il negozio più vicino a Cavargna è a sedici chilometri di distanza.

Credits: Niccolò Natali per Open Oscar, 50
Credits: Niccolò Natali per Open Antica trattoria dei Baroni

Le sue sorelle, spiega Franca, la mamma di Oscar, sono andate via tutte. Una in Abruzzo, una in Veneto, una addirittura in Canada. «Io sono rimasta qui, ma ora non mi piace più stare qui, non c’è nessuno, siamo nel deserto», commenta, «Una volta c’era più allegria, si ballava, si cantava». Franca ha scelto la Lega perché «Salvini ci tiene a questo territorio». Per il figlio invece il vicepremier «È un tipo un po’ deciso, un po’ alla buona, un paesano, quindi ci da fiducia, speriamo».

Credits: Niccolò Natali per Open Franca

Gavino Fiori, sindaco di Cavargna da quasi vent’anni e nativo del posto spiega che la località «Ha vissuto come tutti i borghi di montagna il fenomeno dello spopolamento, che è un punto debole del nostro tessuto sociale. Un tempo gli abitanti erano tre volte tanti, ora c’è questo impoverimento dettato dell’emigrazione per motivi di lavoro».

Ora nemmeno il primo cittadino abita più nel borgo. Troppo scomodo per la scuola dei figli e la moglie, originaria di Santa Maria di Leuca, dopo qualche anno a Cavargna non ce la faceva più. Per lui Salvini ha riscosso così tanto successo nel suo paese perché i suo concittadini avevano bisogno di sentire che le priorità degli italiani venivano messe prima di quelle degli altri.

Credits: Niccolò Natali per Open Gavino Fiori

Due dei sei bambini tra la prima elementare e la terza media rimasti a Cavargna girano in bicicletta per i tornanti che attraversano il paese, percorso perpendicolarmente da ripide scalette nascoste tra le casette basse. Per andare a scuola i piccoli prendono il pulmino fino al paese vicino: le elementari hanno chiuso quindici anni fa, spiega Gianluca. Il ragazzo, ventitrenne, è andato a fare il muratore in Svizzera appena dopo la scuola dell’obbligo. Anche il padre lavora come manovale a Lugano, mentre la mamma fa le pulizie al dilà del confine. Della sua età sono rimasti in due nel paese.

Credits: Niccolò Natali per Open Cavargna

«Una volta la domenica non arrivavamo mai a casa a pranzo prima dell’una a mezza, eravamo un gruppo di 12-13 ragazzi e ci fermavamo a cantare in chiesa, che allegria», ricorda il settantanovenne Pierangelo, mostrando orgoglioso le collezioni storiche del paese, che contengono affreschi del 1.500 e oggetti originali che illustrano pratiche contadine arcaiche. L’ex muratore suona ancora l’organo e la fisarmonica nonostante abbia perso tre dita in un incidente di moto trial. «Adesso qui non ci sono più giovani. Abbiamo votato Berlusconi non ha fatto niente per risolvere i nostri problemi, allora abbiamo dato tanti voti a Salvini. Se no cosa ci resta? Abbandonare tutto e scendere a valle?»

Credits: Niccolò Natali per Open Cavargna

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