Tria invia la lettera alla Commissione Ue: via il taglio del reddito di cittadinanza

Il Mef ha inviato la risposta a Bruxelles. Nessun riferimento a tagli welfare e quota 100, a differenza della bozza circolata nel pomeriggio che Laura Castelli assicura di aver visto

Dopo il giallo sul contenuto della risposta di Giovanni Tria alla Commissione europea, la lettera è stata spedita a Bruxelles. Nessun riferimento a reddito di cittadinanza, tagli al welfare e quota 100. Misure, queste, di cui non si parla più nel testo, a differenza della bozza circolata nel pomeriggio.


Resta un generico «il governo sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche tributarie». E un velato riferimento alla flat tax «nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo».


La missiva è accompagnata da un documento di 58 pagine nel quale si esaminano i fattori rilevanti che influenzano l’andamento del debito pubblico in Italia.

Il testo della lettera:

Il giallo

Due giorni dopo la lettera della Commissione europea che chiedeva chiarimenti sulla mancata riduzione del debito da parte del governo, sarebbe arrivata la risposta dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Secondo indiscrezioni delle agenzie stampa il ministro dell’Economia Giovanni Tria avrebbe scritto alla Commissione europea: «Il governo sta avviando una nuova revisione della spesa e riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022». A calare sarebbero quindi i fondi destinati al reddito di cittadinanza e a Quota 100, le due misure simbolo del Movimento 5 Stelle e della Lega.

La smentita del Ministero dell’Economia

Sulla vicenda è arrivata la posizione ufficiale del Ministero dell’Economia e delle Finanze che «smentisce nel modo più categorico le notizie di stampa che anticiperebbero i contenuti della lettera che il ministro Tria si prepara a inviare alla commissione Ue. Tali contenuti non corrispondono alla realtà. Come si potrà constatare quando si prenderà visione della lettera che sarà firmata dal ministro e inviata a Bruxelles».

Anche Di Maio dice di non saperne nulla: «La lettera preparata dal ministro Tria con la Lega? Il M5S non ne sa nulla, non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi. Sicuramente noi non tagliamo le spese sociali, né il Reddito né Quota 100».

Il capo politico M5S sembra dunque voler ritenere responsabili del contenuto della risposta per Bruxelles non l’intero governo ma solo la Lega e il ministro Tria (dopo l’incontro del 30 maggio al ministero dell’Economia con diversi esponenti del Carroccio).

La sottosegretaria all’Economia Laura Castelli sostiene però di aver visto circolare quella bozza: «Mi sorprende la smentita del Ministro Tria sulla versione della lettera pubblicata dagli organi di informazione. Nel pomeriggio anche io ho visto una bozza della lettera che girava con quei contenuti e quel passaggio sul taglio al welfare c’era», sostiene Castelli.

Aumento dell’Iva e flat tax

In una parte della presunta risposta, il ministro Tria farebbe anche riferimento al possibile aumento dell’Iva, da sempre osteggiato dai due vicepremier: «In linea con la legislazione in vigore, il programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3% del Pil, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020. I partiti politici hanno espresso riserve circa il previsto aumento dell’Iva, ma abbiamo comunque un ventaglio di misure alternative onde garantire il suddetto miglioramento strutturale».

Poi un riferimento esplicito alla Flat tax, misura cara al Carroccio (che Salvini vorrebbe vedere operativa già in autunno): «Il parlamento ha invitato il governo a riformare, fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media. Si effettuerà anche una revisione di detrazioni ed esenzioni fiscali». E nella revisione, potrebbe rientrare il bonus renziano degli 80 euro.

L’aumento del debito pubblico italiano

L’Italia aveva 48 ore di tempo per rispondere alla lettera. Già questa mattina il ministro dell’Economia Giovanni Tria aveva escluso la necessità di una manovra correttiva. La Commissione Ue chiedeva spiegazioni al nostro Paese sulle previsioni di crescita su cui si basava la manovra economica perché «alla luce dei dati economici definitivi, l’Italia non ha rispettato la regola del debito nel 2018». Ora si riunirà il 5 giugno per decidere sulla possibile procedura di infrazione per debito eccessivo, già evitata a gennaio.

Secondo i dati di Eurostat, il debito pubblico italiano è passato dal 131,4% in rapporto al Pil del 2017 al 132,2% nel 2018, e potrebbe arrivare al 132,7% nel 2019. Proprio oggi, nella relazione annuale, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha posto l’accento sull’aumento dello spread e sull’appartenenza all’Unione Europea: «Saremmo stati più poveri senza l’Europa, lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario».

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