Salvini e Di Maio fanno muro con l’Ue: «No a manovrine». Conte e Tria: «Dialogo sia costruttivo»

«Siamo un paese che può pretendere più rispetto in Europa», dice il capo politico del Movimento 5 Stelle. Il governo? «Non continua se si vivacchia», assicurano entrambi

Il governo mantiene la linea dura contro l’Unione europea, allontanando l’ipotesi di una possibile manovra correttiva per rispettare le indicazioni della lettera Ue, pur ribadendo la volontà di portare avanti un «dialogo costruttivo» con Bruxelles, come ha ripetuto il premier Giuseppe Conte e il ministro Giovanni Tria, con un richiamo però cautelativo al rispetto del Patto del patto di stabilità. La conferma – e la continuazione – dopo il vertice a tre tra Conte e i suoi vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini (il primo dopo l’ultimatum lanciato dal presidente del Consiglio una settimana fa), arriva anche in mattinata.


«Siamo un Paese che può pretendere più rispetto in Europa», tuona il capo politico del Movimento 5 Stelle ai microfoni di Rtl 102.5 stamattina, 11 giugno.


«L’obiettivo è fare una legge di bilancio, a dicembre, in grado di aumentare gli stipendi e abbassare le tasse». Non per andare contro l’Ue: «ci vuole un dialogo, e posizioni forti. Ma per noi di manovrina non si deve nemmeno parlare».

Di Maio si allinea così al no netto pronunciato dall’altro vicepremier, Matteo Salvini, stanotte al termine del vertice di governo. No a «manovra correttiva e aumento tasse», aveva detto il leghista.

«Un terzo degli italiani ha votato Lega, quindi ha votato Salvini per chiedergli di fare in economia ciò che ha fatto per affrontare il problema dell’immigrazione incontrollata», aggiunge oggi in un’intervista a La Verità.

«L’Ue? Non andrà fino in fondo»

In una sorta di distopia parallela, Salvini e Di Maio affidano alle rotative paletti e punti fermi post-vertice. La procedura d’infrazione dell’Ue contro l’Italia? «Non so prevedere il futuro ma non credo che andranno fino in fondo», dice il leader grillino in merito alle decisioni dell’Ue sulla procedura di infrazione per l’Italia. «Non credo che l’obiettivo sia andare contro l’Unione Europea, ma di abbassare le tasse e migliorare la condizione degli italiani».

«Non credo che la Ue arriverà fino in fondo», dice, testuale, anche Salvini a Libero. «Quello che chiediamo è ragionevole. In caso contrario cominceremo col tenerci i sei miliardi» che l’Italia «versa nelle casse dell’Unione ogni anno».

E il premier Conte?

«Nessuno riuscirà mai a mettermi contro il presidente del Consiglio, perché Conte ha sempre portato avanti le battaglie all’Unione europea con il governo italiano e continueremo a farlo», dice Luigi Di Maio a Rtl.

Far saltare il governo e puntare alla poltrona da premier? «Non capisco le preoccupazioni di Conte. Io voglio fare il ministro dell’Interno e basta. Gli altri però devono cambiare passo», dice a Libero.

Ed è lo stesso premier a rassicurare i suoi vice, confermando l’intesa sulla linea da seguire nei confronti della Commissione: «L’impegno del Governo è quello di concordate con i partner europei un percorso credibile di riduzione del debito, nel segno della sostenibilità sociale – ha detto il premier all’assemblea biennale di Assonime – E senza attuare manovre recessive, che sarebbero in contraddizione con l’agenda di rilancio della crescita adottata sin dallo scorso anno».

L’ottimismo di Conte è anche nelle previsioni sulla crescita dell’economia. A cominciare dalle stime del deficit, che secondo il premier a fine anno sarà al “2,2% e non al 2,5% come prevede la Commissione Ue. Produrrebbe – ha aggiunto – un miglioramento di 0,1 punti del deficit strutturale nel 2019»

La cautela di Tria

Il ministro dell’Economia continua intanto a pesare ogni parola quando deve entrare nel tema caldo della trattativa con la Commissione Ue sul rispetto delle regole sui conti. Intervenuto poco prima del premier ad Assonime, Tria ha ribadito: «Il governo continuerà a lavorare per rafforzare il dialogo con l’Ue».

Nella risposta all’ultima lettera inviata da Bruxelles, Tria ha ricordato come nelle giustificazioni inviate alla Commissione il governo ha sottolineato che i risultati del 2018 abbiamo risentito del peggioramento della congiuntura economica dello stesso anno e del ridimensionamento delle prospettive di crescita per gli anni successivi. Ma ai commissari europei quella giustificazione non è bastata.

«Il governo – ha aggiunto Tria – come già fatto lo scorso anno, continuerà a lavorare per rafforzare il dialogo costruttivo con la Commissione, che consenta di chiarire la nostra posizione al tempo stesso di fornire rassicurazione circa i programmi che intendiamo perseguire».

Il segnale che Tria vuol lanciare è comunque di fiducia e affidabilità sulla riduzione del deficit, rivolgendosi ancora a Bruxelles, perché i mercanti intendano: «Le stime più aggiornate – ha chiarito il ministro – lasciano ritenere che a consuntivo i saldi di finanza pubblica saranno sostanzialmente minori, pur a legislazione invariate, di quelli stimati in precedenza e risulteranno di conseguenza coerenti con quanto previsto dal braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita».

Le condizioni della tregua

La tregua, nel governo, c’è: armata e lastricata di se. «Se dovessi rendermi conto che nei prossimi due anni non si può muovere o cambiare nulla, ne trarrei le conseguenze», aggiunge Salvini. «In una parola, sarebbe inaccettabile. Deve essere chiaro a tutti che io sto al governo per aiutare gli italiani. Se uno pensa di stare lì a vivacchiare, si sbaglia di grosso», dice in un’altra intervista a Libero, a ulteriore rinforzo.

C’è tregua: «se si lavora per gli interessi degli italiani», rilancia oggi Luigi Di Maio, usando poi praticamente le stesse parole di Salvini: «Non c’è tregua se invece si decide di vivacchiare», ha ripetuto. «Se si tutelano gli interessi italiani andiamo avanti».

I dossier sul tavolo

Il capo grillino rilancia sul salario minimo, ora in discussione in commissione al Senato. «Discutiamone, ma chi lo paga?», si chiede Salvini. Le imprese? «E se prima non abbassi le tasse alle imprese, come fanno?».

E i minibot? Di Maio apre, Salvini alza le mani: «L’obiettivo è ripagare le aziende che hanno crediti con la pubblica amministrazione, poi che si chiamino minibot o mini Luigi o mini Pierluigi non cambia niente», dice il ministro dello Sviluppo Economico.

I minibot «erano nel contratto di governo, ma non importa», alza le spalle Salvini. «Se non convincono io non mi impunto. Chiedo però a Tria e a Conte di trovare una soluzione rapida al problema».

Palla al centro.

In copertina Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ansa/Alessandro Di Meo

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