Depistaggio Borsellino, indagati per calunnia due pm che si occuparono della strage

Nella nuova indagine il reato contestato è di calunnia aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra

La Procura di Messina ha notificato un avviso di garanzia per l’esecuzione di un «accertamento tecnico non ripetibile» ai magistrati che furono in servizio a Caltanissetta e che sono oggi indagati nell’inchiesta-bis sul depistaggio riguardante la strage via D’Amelio. Si tratta degli gli ex pm Carmelo Petralia ed Annamaria Palma. L’indagine ipotizza il reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra ed è condotta dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia. L’avviso è stato notificato anche alle “persone offese”, cinque mafiosi che furono condannati ingiustamente all’ergastolo per avere avuto un ruolo mai ricoperto nella strage in cui perse la vita Paolo Borsellino: ad accusarli furono alcuni falsi pentiti, tra cui Vincenzo Scarantino, che sarebbero stati imbeccati dai poliziotti del “gruppo Falcone-Borsellino”, guidato da Arnaldo La Barbera. A giudizio a Caltanissetta ci sono già il vicequestore Mario Bo e gli ex ispettori Luigi Mattei e Michele Ribaudo, oggi in pensione. La Barbera è invece scomparso nel 2002.


Nella nuova indagine il reato è lo stesso contestato a Bo e agli altri due, la calunnia aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra. L’inchiesta si svolge a Messina e non nella sede naturale di Catania (in cui si indaga sui magistrati del distretto di Corte d’appello di Caltanissetta) perché uno di coloro che potrebbero essere coinvolti lavora oggi proprio nel capoluogo etneo. Il pool coordinato dal procuratore messinese Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Vito Di Giorgio intende svolgere il riversamento di 19 supporti magnetici contenenti registrazioni prodotte con strumentazioni dalla Radio Trevisan. L’operazione, relativa a cassette audio contenenti gli originali degli interrogatori di Scarantino, mandati a Messina da Caltanissetta, comporterà la distruzione degli originali e per questo è necessario mettere gli indagati in condizione di partecipare alla verifica.


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